Friday, August 15, 2008

Barcelona 2008


La vacanza di quest'anno mi ha riservato ben due settimane nella capitale della Catalunya.
Innanzitutto io, a Barcelona, ci sono andato anche per imparare lo spagnolo. Come l'anno scorso mi sono ritrovato una insegnante gnocca catalana ventitreenne che non sapeva, però, parlare inglese: vabbè che sei laureata in filosofia castigliana, ma non mi sembra una buona scusa. La tipica squallida residenza universitaria dove alloggiavamo era in centro a cento metri dall'Hard Rock Cafè, nel quartiere ghei della città: l'Eixample o Gayxample come lo chiama la gente del posto.
Non è poi un gran che male in quanto ci vivono sono i gay, persone notoriamente ricche, quindi non c'era criminalità ne troppo lerciume per strada. Diciamo che ce ne siamo accorti subito che qualcosa non andava: di fronte alla nostra residenza garrivano al vento due bandiere policrome con i sette colori dell'arcobaleno ai lati di un locale chiamato “Arena”.



Bisogna stare attenti a dove andare a bersi una birra a Barcelona, rischi di capitare in un locale ghei e non accorgertene fino a che un ricchione non ci prova con te (e mi è capitato due volte) tra gli sfottò generali e la pessima consolazione di avere almeno fatto colpo su di un uomo quando non riesci a fare colpo su una donna :(

Ma la Spagna riserva anche tante belle sorprese.

Non mancano i posti goliardici in stile Amsteleria, come la Ovella Negra. Il locale è pubblicizzato come taverna rustica, e non è nient'altro che una cantina umida e calda in cui su panche e tavoli lerci e che hanno visto tempi migliori vengono serviti litri di birra chiara ed ottima sangria a meno di 6 euro al litro, il tutto condito con tapas di ogni genere. I tavoli sono immensi per cui ci si trova per forza di fianco ad altre persone con le quali si comincia inevitabilmente a giocare a chi beve di più.





Il piatto forte della cucina catalana, si sa, è la Paella (si pronuncia Paeiia, qualcosa l'ho imparato) ma il dessert tipico che ti ritrovi nel ristorante più rinomato di Barcelona (El Rey de la Gamba, in zona porto olimpico) è cervello di Paperino. Si, proprio lui, l'anatroccolo della Disney. In Spagna devono averne numerosi allevamenti per soddisfare la loro “voglia di qualcosa di buono”. In perfetto stile Indiana Jones ed il Tempio Maledetto viene servita la testa decapitata del povero papero tanto amato dai bimbi, con il cranio aperto e l'espressione ebete di un papero morto per decapitazione.





Beh io l'ho assaggiato, non ho avuto problemi ed anzi mi è piaciuto, sapeva di panna e fragola. Adesso non fatemi la paternale, ho visto anche una corrida in questa vacanza, figurati se mi faccio problemi ad assaggiare il cervello del papero più famoso del mondo.
Prima cosa: questi spagnoli fanno tanto i fighi che ormai ci hanno quasi superato economicamente che maltrattano paperi per mangiarne il pur sempre delizioso cervello. Secondo: finalmente mi spiego perché Paperino non riesce quasi a proferire una frase di senso compiuto ed ha bisogno del traduttore personale quando Qui, Quo, Qua e Zio Paperone non sembrano affatto così deficienti. Sarà colpa delle sinapsi di panna che non comunicano abbastanza bene con i neuroni di fragola; rimane il fatto che non oso immaginare cosa ci sia nel cervello di Pippo, visto quanto è idiota.

È ovviamente capitato di finire a mangiare in un fast food. In Spagna c'è di buono che ci sono quelli della catena PANS, che non sono malaccio e ti offrono dei bei paninazzi oblunghi con carne grigliata di pollo o vitello. Ovviamente noi abbiamo deciso di corrompere il nostro fegato da Mc Donalds, da buoni italiani. Eppure bisogna dare atto agli spagnoli di avere una propria identità culturale (a volte troppo marcata tra una regione ed un'altra) e quindi ogni parola straniera viene senza riteno alcuno spagnolizzata: il football diventa fútbol, l'hot dog diventa il perrito caliente con una traduzione letterale e discutibile di cane caldo, ma soprattutto il Mc Chicken che noi italiani troppo pigri non abbiamo chiamato Mc Gallina, diventa Mc Pollastre. Nonostante i divieti di fare fotografie all'interno di un Mc Donald sono riuscito a farne una di straforo: ma di che hanno paura? Che fotografi i topi macinati che mettono nei Big Mac?





Comunque il Mc Pollastre lo dovremmo introdurre anche dalle nostre parti, per lo meno nella provincia di Varese, dove il pulaster è l'omonimo dialettale del pollo. Insomma un po' di federalismo illuminato: cambiamo il nome di tutte le pietanze straniere con il corrispettivo nel nostro dialetto. Il Mc Chicken può diventare benissimo il Mc Pulaster, il Crispy Mc Bacon si trasforma in Mc Panceta Brustulida, facciamo diventare “il Mc Fish” in “ül Mc Péss”. Il Big Mac invece non si tocca perché è un maschio registrato. Dopo avere dimenticato le mire secessionistiche, Bossi direbbe: “un piccolo passo per un lombardo, ma un grande passo per la Padania” d'altra parte loro si accontentano di poco dopo avere vinto i campionato mondiali di calcio per nazioni non ancora indipendenti contro i pastori curdi.

Per il resto la vacanza non è andata poi tanto male, solo meno alcolica di Valencia l'anno scorso. Barcelona è una città troppo grande per essere in riva al mare, la spiaggia era troppo lontana dalla nostra residenza e quindi abbiamo perso parecchie ore di sole. Inoltre è anche una città malfamata ci è stato specificatamente consigliato di non lasciare incustoditi portafogli zaini borse etc. etc. io uscivo con non più di 15 euro in tasca, il cellulare solo la sera e la fotocopia della carta di identità. Direi che su cinquanta persone e due settimane di vacanza, solo due borse rubate non è poi male.
Per finire la foto meglio venuta della vacanza che è costata venti minuti di scatti e prove davanti ad una delle innumerevoli ed obrobriose case di Gaudì, per rendersi conto che, alla fine, la casa non sarebbe entrata nell'obiettivo.





I filosofi non sono null'altro che distributori di ovvietà: è solo che le hanno scoperte prima degli altri.