Thursday, December 09, 2010

Via con me


Vista la moda odierna di dare spazio ad inutili diritti di replica, ho deciso di inoltrare domanda a me stesso per avere il diritto di replicare a quanto recentemente affermato da me stesso medesimo in quanto tale.

faceb_cucina_ted

Mi sono negato due volte questa possibilità.
Ho poi chiesto intercessione all’associazione Pro-vita al fine di replicare a nome mio, ma ho espresso diniego anche a loro (con contorno di coloriti insulti); infine, mi sono permesso di concedermi di partecipare alla trasmissione, ma solo adeguandomi al suo format. Il format che si usa da qualche settimana a questa parte in TV è quello di leggere elenchi. Per questo leggerò ora "L’elenco delle cose che voglio mangiare durante le vacanze di Natale, quando rientrerò in Italia".
Ora, mettete in sottofondo la musica di "via con me" e immaginatemi leggere l'elenco, in giacca e cravatta, con lo sguardo truce di chi si sta battendo per il bene dell'intera umanità; le parole scandite per bene, per fare più effetto sull'ascoltatore ed aumentare l'enfasi del discorso:

-La polenta taragna
-Polenta e bruscitt
-Polenta e asan
-Polenta e coniglio
-Polenta abbrustolita
-Polenta ed ossi buchi
-Polenta concia
-Polenta e zola
-La casöla (con un po' di Polenta)
-La trippa coi fagioli

Vanilla-Panna-Cotta-La pannacotta
-Gli gnocchi di zucca (cristo santo sono 10 anni che non li mangio)
-Il minestrone
-I ravioli in brodo
-La tamburináa
-I casonsei
-Il vero gorgonzola
-Una bella pizza con mozzarella di bufala
-Un pezzo di formaggio misto stravecchio delle nostre Valli Varesine: così piccante -ed ammuffito da provocare un'embolia ad un tecnico dell'ASL
-Una svizzera di cavallo
-Un fiorentina da mezzo chilo
-Il risotto coi funghi
-Il fegato di coniglio con le cipolle
-Risi e bisi
-Una carbonara come dio comanda
-Risotto e quaglie
-L'anatra all'arancia
-Il semifreddo della zia (che non ha nome, ma sto piangendo al solo pensare quanto -sia buono)
-La faraona ripiena
-Il cappone lesso con la mostarda di frutta
-Il lesso con la mostarda di frutta
-Lingua salmistrata e salsa verde



-La pasta all'uovo con spinaci e quattro formaggi
-I pizzoccheri annegati nel burro
-La ricotta
-Baccalà alla vicentina (con la Polenta)
-I bigoli
-I krapfen di mia nonna
-Il meótto dell'altra mia nonna
-Il salame, il prosciutto, la coppa, il culatello, la pancetta, il lardo, i cacciatori e la bresaola che insaccano i miei parenti.
-Il salame di testa di porco
-Cotechino e lenticchie.



Ecco, ora immaginatemi con lo sguardo lucido, sinceramente commosso ed i pensieri persi verso la rea Patria mentre addento un berliner Currywurst insultando Dio.


Se è vero che "siamo ciò che mangiamo" la società dovrebbe essere composta principalmente da coprofagi.

Friday, November 12, 2010

Elemosina Statale


"Cara Allieva, Caro Allievo," è così che il Magnifico Rettore del Politecnico di Milano inizia le sue lettere. A seguito dei tagli veri o presunti alla ricerca, all'università ed alla foresta amazzonica il Polimi ha deciso di prendere di petto la questione addirittura modificando la sua homepage, che ora non reindirizza più verso un sito pedofilo kazako, ma verso questa lettera.

Beh, in sostanza, tra le righe, si legge: "Caro Governo, ce le stai facendo fumare". Che cosa? Le palpebre?
Pensate al senato accademico, tutti in toga bianca virginale, canuti vecchietti senza mutande, con le palle che fumano e mentre risolvono le dispute interne a cuscinate


si accorgono ci non avere più grana per comprarsi cuscini nuovi (o rimpinzare quelli usati)?

Fior fiore di ingegneri ci hanno perso il sonno, ma ecco la soluzione: una seconda lettera è giunta direttamente alla mia italica residenza.



Con tanto di motivazioni, grafici, numeri e statistiche, che solo un ingegnere può capire. io ci avrei messo anche una delle mie passioni, una bella gaussiana.



Belle parole, Rettore. Belle parole per mascherare il significato di questa lettera: elemosina.
Mi spiace, non sono caritatevole, non do un euro al disperato che me lo chiede in metropolitana né tantomeno un centinaio all'università che mi fatto diventare, piacevolmentem, ciò che sono. Non dopo avere pagato fior fior di tasse per cinque anni della mia vita, alla faccia del diritto all'istruzione. Ma è con rammarico che prendo atto di quanto siete stati costretti a scendere in basso.

Però, un consiglio, almeno potevate finire informalmente:
"Un bacio, GiuLLIO ♥♥♥"
Magari qualche soldo in più, per simpatia, lo raccogliete.



"Prof, oggi ha lezione?"

"Si... Mi viene il vomito."
M.G.

Sunday, September 26, 2010

Caro Gianfranco






Caro Gianfranco, sono d'accordo, d'accordissimo con tutto quello che sostieni. Io, però, non sono come gli altri italiani. Io non dimentico, tra una puntata de "Il Grande Fratello" ed una partita della Nazionale, dove eri nel 2001, a Genova, mentre "ti emozionavi nel ruolo più eccitante della legge, quello che non protegge: la parte del boia".
Quando i tuoi soci di partito eleggevano funzionari compiacenti per spartirsi la "cosa" pubblica e lottizzare ancora l'informazione della Rai e mantenere in pugno il Quarto Potere, il più potente e temuto di tutti. Quando hai permesso ai tuoi compagni (o ex camerati) di purgare il sistema giudiziario italiano rendendo alcuni "animali più uguali degli altri", al di sopra della legge.

Quando anche i tuoi hanno votato per divorare soldi pubblici sulla pelle degli Aquilani; per un digitale terrestre che salvava interessi di televisioni private e dirottava i soldi dei contributi statali nelle tasche del Presidente del Consiglio; quando siete riusciti a scendere a patti indegni con uno sporco dittatore libico sulla pelle di poveri disperati in cerca di una vita migliore in Europa.

Io mi ricordo che l’emergenza rifiuti a Napoli non l’avete ancora risolta e che siete scesi a patti con la mafia, quando anche voi appoggiavate Cuffaro ed eravate alleati con massoni del calibro di Lombardo. Non dimentico quando avete permesso ai vostri alleati di affossare la scuola pubblica con riforme fatte in nome dell'ignoranza e dell'idiozia con l'unico fine di mantenere il popolo all'ignoranza.

Quando avete arretrato l’istruzione di cinquant’anni reintroducendo quella immane porcata del “maestro unico”, chiudendo ammissioni al ruolo da una parte ed assumendo a spese dello stato (ed in barba ad ogni graduatoria) VENTIMILA insegnanti di religione cattolica, permettendo in questo modo ad un potere bigotto e vetusto di centinaia di anni, di plagiare bambini e ragazzi a valori che nemmeno Dio riconoscerebbe più.

Caro Fini, le lacrime di coccodrillo, con me, non funzionano. Quando si predica bene e si razzola male se ne dovrebbero pagare le conseguenze. Peccato che in Italia non si raccolga mai ciò che si è seminato e Berlusconi non ne è che la prova.




L'Italia ERA una Repubblica democratica, fondata sul lavoro.
La sovranità appartienEVA al popolo, che la esercitAVA nelle forme e nei limiti della Costituzione.

Monday, September 06, 2010

Buon Natale!


È solo il 5 Settembre, ma qui a Berlino si respira già aria di Natale. Non è per il vento freddo che spira da qualche settimana, non è nemmeno per i caloriferi spenti fino ad Ottobre nonostante i quindici gradi esterni, né è colpa del raffreddore che mi tappa il naso da una settimana.
Essendo, come detto, così vicini al duemila-undicesimo compleanno di Gesù Cristo, volendo la tradizione essersi spostata pericolosamente sull’orlo del consumismo più sfrenato, oggi mi sono fatto un regalo inutile.

Erano anni che bramavo una macchina fotografica, una di quelle cose con il corpo in magnesio, obiettivi intercambiabili, un paio di display che ruotano, si illuminano, si toccano, mille bottoncini da schiacciare un po’ a caso e con aria professionale prima del fantomatico, pantomimico scatto.
Esposizione da +/- 5EV ad 1/3 od 1/2 di stop, 18-20-24 Megapixel, 10 Fps, ISO 100-6400, ESPANDIBILE a 12800, libidine! E poi obiettvi, EF, EF-S, VR, 50mm, 85, 15-55 e focali 1/3.5-6.8, f/4 fissa, MACRO, TELE, L, L-IS, lenti sferiche, asferiche, ottiche diffrattive e ottiche refrattarie.
Oggi mi sono comprato la macchina fotografica, una REFLEX digitale; roba seria, mica pizza e fichi. Chissà poi che ci azzecca la pizza coi fichi, magari Guccini avrebbe qualcosa da ridire.

È l’ultimo modello, non ho voluto badare a spese; quando si fa un acquisto o lo si fa per bene, oppure si evita di spendere i soldi.
L’ho presa usata, quasi nuova, al mercato delle pulci all’angolo. Qui a Berlino i mercati delle pulci sono fornitissimi, hanno tutti i nuovi arrivi di fine anni ’70. Infatti questa macchina sarà molto in voga l’anno prossimo, il 1978, tra gli amatori di fascia alta.

A1 70-210

Modello CANON A-1 + FD 70-210mm f/4 + Power Winder-A capace di ben 1.5fps. Il venditore tirava sul prezzo manco fosse la Merkel che prestava i soldi alla Grecia. Alla fine mi ha fatto lo sconto di dieci euro e mi ha anche regalato i coperchi per macchina, ed obiettivo, facendolo diventare tutto d’un tratto dotato di motore ultrasonico.

70210-f4

Intanto mi ero già fatto i conti in tasca: mi faccio prestare il flash da mio padre, ed anche il suo 50mm f/1.8. Poi però nel mercatino più fornito della Germania orientale mi scappa all’occhio su un mitico obiettivo 50mm f/1.4 S.S.C. e comincio a trattare.

Immaginate un italiano che sa poco il tedesco contrattare con un turco che non lo sa per nulla e quando parla sembra che mastichi tabacco ed pare alla strenua ricerca di una sputacchiera. Ma soprattutto ho dovuto trattare l’affare con la moglie: una vacca sdentata dall’olezzo pestilenziale e pronta a farsi venire la bava alla bocca quando il marito scendeva troppo di prezzo. Alla fine mi salutano dicendo che ho fatto l’affare della mia vita ed intascando i 50 euro che gli ho mollato.
Ah, dimenticavo. All’obiettivo in questione è rimasta attaccata anche la macchina fotografica, una CANON FTb di qualche anno fa (1971) che il vecchio credeva non funzionasse ed invece va che è una meraviglia.

FTb 50-1.4

Bottino della giornata: due macchine fotografiche, un “battery grip”, due obiettivi (di cui uno ultrasonico, vedendo il tappo), tappo ultrasonico, paraluce per il 50mm e, che altro… ah si 200 euro in meno nelle mie tasche. Un pazzo? Mah su EBAY si trovano anche a meno, se non fosse che è solo la parola dei venditori a valere. Insomma, ho comprato oggi le pellicole, vediamo nel weekend che combino.
Credo che, però, la macchina abbia un problema all’LCD, nonostante schiacci tutti i pulsanti abbastanza casualmente non si vuole proprio accendere.

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Inoltre lo sportellino per la memory card non si vuole aprire. Speriamo sia ancora in garanzia.


Im Restaurant bat ich zwei Löffel:
"Können wir zwei Sessel haben?"

Saturday, August 14, 2010

Grecia 2010


In genere i Giovedì sono di uno squallore tale come solo i quarti giorni della settimana sanno essere. Era appunto l’alba di un Giovedì mattina in cui scesi dal letto con il piede sbagliato (quello della gamba di mezzo) quando decisi che questa Estate l’avrei passata puramente accasato nella mia bella città ospitante, all’insegna del risparmio, della casta rettitudine morale nonché provvisto di una scorta semi infinita di birra pilsner. Il venerdì successivo prenotai il volo per passare le mie ferie estive in Grecia.
Visti i miei recenti tentativi fallimentari di compiere un viaggio decente con Easyjet ho deciso di affidarmi ad una associata Greca della germanica Lufthansa. Nonostante il nome (AEGEAN Airlines) ricordi pericolosamente ai passeggeri come il mare Egeo possa essere la loro ultima meta se qualcosa dovesse andare storto, appena saliti a bordo pare già di essere in terra ellenica: le hostess sono bellissime, morissime, abbronzatissime; sorridono, ammiccano e ti offrono caramelle colorate al sapore di anice. Diresti che sono tutte alla ricerca della pazza avventura di una notte se non fosse per l'effetto che la musica tipica, orientaleggiante, spinta a forza dagli altoparlanti, ha sull'atmosfera metallica di un Boeing 737: raffredda i bollenti spiriti come solo la melodia di uno scacciapensierista lappone saprebbe fare.
In ogni caso le cameriere sanno fare il loro lavoro e quando mi sono avvicinato al bancone chiedendo gentilmente un Campari col bianco, senza ghiaccio, agitato, non mescolato, con più bianco che Campari, mi raccomando e, se possibile, una oliva verde, non nera, perché se no poi mi viene il cagotto, mi sono ritrovato a bere un tè smunto con uno spunto dentro.
C’è da dire che questi sono voli di alta classe, pensano a tutto e ti fanno sentire a tuo agio, perfino quando, al check-in, l’esame della prostata diviene obbligatorio, anche se sei donna. Già pregusto il lauto pranzo che serviranno a bordo e do una occhiata al menù. Il fatto che sia scritto in greco non aiuta granché e nemmeno le otto o nove lettere greche che conosco sembrano spronare la carta a rendersi comprensibile. La cameriera mi spiega a gesti che ci sarà qualcosa di commestibile abbinato a qualche pietanza tipica e mi insegna un paio di parole nella lingua arcade:
έξοδος = uscita
χοίρος = porco
πίπα = fellatio
2πr = circonferenza
λν = c

pare sia una bestemmia bella articolata


Blasfemie a parte, il sound del greco è proprio bello: è piacevole da ascoltare e, sebbene non abbia nulla a che vedere con le lingue neolatine, potrei confonderlo con un catalano trotterellante la cui melodia fa pensare al sole ed al mare dei paesi mediterranei, con un vago sapore di nostalgia per il sud Europa.
Una volta arrivato ad Atene, ho giusto il tempo di accorgermi che il fuso orario è cambiato (a me nessuno ha detto niente), conoscere una turista americana, dare uno sguardo all’Acropoli, assaggiare un’ottima Mousakas e spendere tutta la sera alla ricerca del mio albergo. A quanto pare, se i cartelli con i nomi delle vie sono scoloriti dal sole, in Grecia non si prendono la briga di sostituirli. Per fortuna ho incontrato un vecchio che faceva compagnia ad un paio di cani randagi (o viceversa), che parlava italiano meglio di me e che mi ha indirizzato nel sobborgo giusto.



Vi piace la foto? Non l’ho mica fatta io: è stata scattata da un fotografo professionista, con una macchina professionale. L’ho messa per darvi un’idea. Ciò che sono riuscito a fotografare con il mio telefono è risultato essere una macchia indistinta di luce gialla su sfondo bluastro, ma sapete che sono troppo tirchio per comprarmi una macchina fotografica seria.
La mattina dopo è il caos del porto a svegliarmi, saltando a piè pari la colazione si salpa verso il mare aperto.
Dopo sole quattro ore, il traghetto più lento della storia attracca a Paros, l'isola che sta davanti ad Antiparos (come il nome non dice), la mia meta finale. Ringraziando il mare mosso ed il mio amico Poseidone, la bagnarola che collega Anti-Anti-Paros ad Antiparos mi ha permesso di stringere amicizia con quattro splendide ragazze greche almeno fino a che non ho vomitato sulle loro infradito. Strano, io non soffro il mal di mare, dovevano proprio essere brutte.



Arrivato sull’isola, mi sono dato da fare per trovare un alloggio. Avendo un sacco a pelo, ma non la tenda, l’opzione camping non era conveniente. Nessun problema: appena approdato, mi si avvicinano un losco figuro che, con il fare indifferente da pusher svizzero, mi offrono sottobanco una stanza per dormire. Ed il prezzo? Lo fa il cliente: 20 euro al dì. Mmm dove sta la fregatura? La stanza è bella e confortevole, con tutti gli optional: tv, clima, acqua desalinizzata per farsi la doccia, ma non posso fare a meno di notare che nei suoi cinque metri quadri (bagno compreso) io ed il mio zaino non ci riusciremmo a stare. Visto che nessuno dei due (né io, né il mio zaino) voleva dormire nel corridoio contrattiamo per una stanza più confortevole al primo piano per 25 euro. Lascio il mio zaino come pegno di buona volontà, vado a farmi un giro e, quando ritorno, tutto è cambiato. Il padrone di casa è cambiato, la stanza è stata affittata ad un altro, a meno che io non sborsi un deca euro in più. Lui comincia a insultarmi in greco, io bestemmio in italiano e me ne vado sbattendo la porta, che qui ha le sembianze di un tendone e non sortisce l’effetto sperato. C’è di buono che cotanto sbattere di tende attira parecchi vicini che, prontamente, offrono altre sistemazioni. Non c’è che l’imbarazzo della scelta e quando i due non possono più abbassare il prezzo, vengono alle mani. Scelgo il più pesto dei due che, claudicando, mi mostra la mia umile dimora. Mi saluta con un sorriso sanguinolento ed un incisivo in meno.
Antiparos, un isola fuori dal mondo, il paradiso delle vacanze dove ristoratori senza scrupoli sottopagano onesti lavoratori per permettere alla massa un benessere solo illusorio. Avevo un contatto sull'isola, la mia bandiera del Che già garriva sebbene chiusa nello zaino, pronta per scatenare la rivoluzione… Infine abbiamo desistito. Vuoi per il sole, il mare, le ragazze in bikini, vuoi che il capitalismo ci tenesse per le palle o per il solo fatto che i nostri tentativi di ottenere delle molotov dai campioncini di profumo di Hugo Boss si sono rivelati infruttuosamente letali come un lombrico con le emorroidi.



La fauna autoctona dell’isola si è rivelata essere la blatta. Scarafaggi degni di una piaga biblica popolavano le strade ad ogni ora, pronti ad approfittare di ogni svista per compiere misfatti, saccheggiarti la cucina, sventrare pargoli, fare il test psicologico di Donna Moderna. Narra poi una antica leggenda che nelle notti di plenilunio lo Scarafaggio Mannaro faccia la sua comparsa, in cerca di giovani capre vergini per colmare la sua brama di sangue. Il solo modo per sconfiggerlo è l’impalazione. Con uno stuzzicadenti rigorosamente di frassino.



Mentre girovagavo per l’isola ho incontrato casualmente una delle mie tante cugine, Martina, che ormai assieme al suo ragazzo Φοιβος (no, non provateci nemmeno a leggerlo, vi si annoderebbe la lingua. Si pronuncia più o meno Fivos), mi ha introdotto alla tradizione greca della condividere il desco, che ,a quanto pare, si può riassumere in tre mosse fondamentali:
ordina di tutto un po' in quantità da sfamare un esercito, dividi ciò che hai ordinato con i tuoi commensali in modo che tutti apprezzino un po’ di tutto, paga alla romana in barba agli antichi antenati :)

Molto piacevole! I nostri stomaci ringraziano.




È per questo che sostengo che sia un bene avere tante cugine, sapete? Ci si ritrova sempre in giro per il mondo, ti presentano le loro amiche e i tuoi amici ti sono riconoscenti quando scoprono che il 95% delle ragazze in compagnia sono tue parenti. Io ne ho veramente tante, non mi bastano i pollici per contarle tutte. Se solo avessi qualche pollice in più invece di due inutili indici…
Ho notato che tutti quelli che mi rivedono dopo tanto tempo dichiarano sempre senza remore che "ormai sei diventato un crucco". Tedesco? A me, che l'ultimo che ha provato a lanciarmi un epiteto del genere è finito in ospedale? Gastroenterite fulminante. Se la è cavata in un mesetto. Che sfiga, eh?

Io avrei abbandonato le mie italiche origini perché alla birretta a pranzo aggiungo anche quella delle 3 per digerire? È colpa di quella delle 5 in spiaggia? O forse è quella della cena che non vi va giù? Un paio per movimentare la serata, sul tardi non ce le vogliamo fare? Non mi sembra di chiedere troppo se sono in vacanza! Appunto perché ero in ferie ho incontrato di nuovo un mio vecchio amore, la Amstel. È dai tempi di Valencia che non la bevevo: dolci ricordi accompagnati dal solito retrogusto di cane bagnato.

Se da quando mi sono trasferito a Berlino ho pensato che il Kebab turco fosse lo snack più pesante mai visto su questo sporco mondo, beh, mi sbagliavo. La variante greca, nomata Gyros Pitta, è almeno due volte più letale. Nonostante gli ingredienti siano pressappoco dello stesso tipo (carne+verdura+pane) questo in più ha anche un paio di patate fritte e una crema di formaggio tipica, il Tzatziki. Non è però il formaggio di capra a renderlo una bomba atomica per le nostre ghiandole epatiche: il pane, infatti, è imbevuto di olio di frittura. Sebbene basti un solo sguardo perché i grassi trans ti occludano le arterie (e forse anche qualcosa d’altro) e nonostante il Gyros sia dieci volte più pesante di un kebab turco, esso è almeno cento volte più buono. Eppure, in un giorno non lontano si arriverà alla resa dei conti, il mondo è troppo piccolo per entrambi, e se lo dice Clint, io so da che parte stare.



Il mare era una favola, acque cristalline, sabbia fina e una spiaggia nudista a due passi dal campeggio. Scroti flaccidi, tette cadenti e bagigie pelose ovunque lo sguardo si posasse. L’apice lo si è raggiunto quando un vecchio tettuto sballonzolava i suoi racchettoni senza ritegno in riva al mare. Era bravo, ed a volte non usava nemmeno la racchetta… Uno zoom è d’obbligo per comprendere le “dimensioni” del fenomeno…



Un giorno in cui non avevo nulla di meglio da fare che fare paragoni dimensionali alla spiaggia nudista, ho noleggiato un motorino. È stata una pessima idea, fondamentalmente per due motivi: sono tornato quattordicenne e mi ha fatto crescere dentro una nostalgia incontrollabile per la mia adorata, amata, fulgida Vespa. Al momento del noleggio mi sono fidato solo di un italianissimo Piaggio modello “Rottame” che mi ha accompagnato in un raid solitario per le colline dell’isola. Strade sterrate, pascoli non più verdi, chiesette di montagna,salite sventra frizione ed il mio biciclo a motore mi ha fatto conquistare la vetta tanto agognata. 115 metri sul livello del mare dove ci ho lasciato un pezzo di marmitta a perenne ricordo dell’epica impresa.



Dopo sei giorni saluto Antiparos in direzione Syros dove devo incontrare un paio di amici , anche loro in vacanza, con l’obiettivo di fare il viaggio di ritorno verso Atene in compagnia. Il traghetto stavolta è la formula uno dei mari, anche se non mi spiego perché debba per forza comprare un posto in business class quando a me basterebbe stare attaccato con i denti alla chiglia…

Il soggiorno sull’isola di Syros è durato solo un paio di giornate, ore scandite dalle urla notturne di due galli arteriosclerotici, sale, mare e spiagge in cui sono bastati tre euro al giorno per garantirsi ombrellone e lettino in prima fila.



Prima di partire per Atene diamo uno sguardo all’immancabile segno che rimane dopo un’abbronzatura non integrale.



Alla fine è Berlino a darmi di nuovo il benvenuto, con l’immancabile pioggia che segna la fine prematura dell’Estate. Eppure questa vacanza mi ha lasciato con un rimpianto filosofico: gli antichi mi hanno fatto capire che quando c'erano più dei le cose erano più semplici. Quando un brutto ceffo ti consigliava di raccomandare l'anima a dio, almeno c'era l'imbarazzo della scelta. Invece, ora, è tutto neutro, grigio, un solo dio e per cambiare ti obbligano a balzare da una religione all'altra per poi scoprire che è sempre lui, il solito Padreterno.

P.S. Una nota importante se visitate il continente ellenico: quando fate la cacca, la carta igienica dovete buttarla nel cestino dei rifiuti. È malcostume gettarla nel gabinetto, non fatelo mai.


Un uomo che non teme nulla, è un uomo che non ama nulla; ma se non amate nulla, quale gioia può esserci nella vostra vita?

Monday, July 12, 2010

Tropisch Berlin

Sebbene l'afa a Berlino sia rara al giorno d'oggi come una vergine sedicenne, abbiamo ormai capito che il clima è impazzito e le sedicenni pure. La situazione tedesca in questi giorni si sta facendo esplosiva, tutto il paese è in preda ad ondate di calore. Capisco l'estremo rammarico della Curia Vescovile, ma non mi riferisco alla attuale condizione delle under sedici.
Qui i termometri arrivano solo fino a 30-32 gradi, qualcuno si può permettere il lusso di un apparecchio elettronico che segni i 33 gradi e mezzo. Infatti il più famoso sito internet di previsioni del tempo qui in Tedeschia, alle ore 12.00 è già fuori scala.





Alle 14.00 si raggiungono i 37 gradi: dal rosso si passa al nero; non c'è speranza, siamo spacciati.





I numerosi laghi sono presi d’assalto, le piscine strabordano di gente e perfino i nudisti, che qui abbondano, hanno rinunciato a protestare quando vedono qualcuno in giro in costume da bagno. In ogni parco c’è qualcuno che si arrostisce al sole o che arrostisce carne a qualunque ora di qualunque giorno della settimana.

Sono pure comparse le cicale, sebbene dichiarate estinte in tutto il paese nel '78, che con il loro cicaleccio rendono la pianura prussiana una sorta di Maremma tedesca: ci mancano solo un paio di ginestre, tre ulivi e quattro manze. Beh, per quelle se si cerca bene si trovano facilmente: basta solo fare una bella cernita tra vacche da monta, cavalle da tiro e scrofe da ingrasso.

Il mio capo mi ha suggerito che, essendo l’unico privo di ventilatore, potrei iniziare a lavorare alle 3 del mattino e finire per le undici, di modo da farmi un rilassante sonnellino pomeridiano nel mio appartamento simil-serra. Non sto scherzando, me lo ha suggerito davvero. In tedesco, ovviamente, ma credo di avere capito bene quando me lo ha ripetuto per due volte in inglese. Se fossi rimasto ancora inebetito probabilmente avrebbe provato a spiegarmelo in italiano.

Insomma, come direbbe mia nonna se non avesse l'Alzheimer:
"Fa un caáld da mórer!"


Che afa che fa...

Sunday, May 30, 2010

Un anno in Germania


Avvertenza: sarà un post lungo, prendetevi una birra dal frigo; se non ne avete siete da solo da biasimare e, per Dio, vergognatevi almeno un po’.


Un anno è passato da quando quella notte di Maggio mi apprestavo a caricare la mia amata Golf con i miei pochi averi, un portafoglio pieno di belle speranze, nessuna promessa per il futuro e tanta motivazione. Un anno è passato da quando mandai a quel paese una vita ormai per me troppo stretta, un lavoro in una azienda troppo grande per me; lasciando un paese costipato che non poteva (né può) offrire prospettiva alcuna per un futuro degno e gratificante.
Tante cose sono cambiate ed anch’io sono cambiato. Ho imparato un po’ di germanese, ho disimparato l’italiano oltre il livello di un ingegnere medio, il mio inglese è peggio che mai. È forse l’ora di tirare qualche somma, di attualizzare la situazione di capire un po’ come sta andando, dove sto andando e come sto andando…

Beh, di solito vado a piedi, in treno o anche in bici, quando non piove. Appunto…


Il tempo di Berlino, è sempre il tempo di Berlino e c’è poco da dire. Ha un fascino paragonabile a quello che può avere la Cloaca Massima per un perbenista con una scopa nel culo. In ogni caso qui sono più confusi che mai, se uno prova a cercare una sottospecie di previsione del tempo il massimo che trova una indicazione un po’ vaga di come sarà il tempo durante le prossime ore:



Nuvola nera, più sole, più lampi, più pioggia, una temperatura minima che differisce da quella massima di almeno 18 gradi… E me la chiami una previsione?
I risultati poi sono mostrati di seguito. Di tanto in tento si vedono di queste povere fanciulle che scambiano il sole maggiolino dell’Europa centro-orientale per l’afa asfissiante di Riva del Garda al 14 Agosto. Quel giorno c’erano 4 gradi e lei era in giro senza calze, infradito e vestitino di lino.



Ahimè, la mia Golf l’ho bella e che venduta. D’altra parte nulla è per sempre… Ora mi muovo solo con bicicletta e treni. Per questo sono sempre dentro e fuori da stazioni, treni, regionali e metro dove, in genere, si trova di tutto. Si va dalla signora senza un occhio con una benda ingioiellata da fare impallidire il più chic Capitan Uncino, allo studente in legge dal taglio alla paggetto degno del 1483, abbinato ad una felpa dell'Asics con camicia e cravatta (inguardabile) abbinate. Io non mi lagno, né critico il gusto degli altri per il vestire, in fin dei conti il mio gusto nel vestire è alla stregua di quello di una monaca dal ‘600 catapultata nel paleolitico.
Quando poi, però, sei tu che sul treno ti appisoli, tutti ti guardano male. Eppure dopo anni di ritardi sulle Ferrovie Nord, a me il viaggio in treno stimola il sonno. C’è qualcosa di male? No, perché se mi stimolasse la diuresi allora avrebbero certamente di ché lanciarmi occhiate lancinanti.


C’è una cosa che però ultimamente ha attirato la mia attenzione: in ogni stazione germanica che si rispetti sono presenti degli strani bidoni ai quali ho fatto un po’ di foto di straforo, essendo vitatissimi da ritrarre:



Ce ne sono dalle forme e dimensioni più disparate. Posizionati in posti strategicamente accessibili in caso di necessità, punteggiano le stazioni da capo a piedi, pronti per ogni evenienza. Tu non te lo aspetti e.. Puff!! Spuntano fuori come foruncoli nei posti più inaspettati.



La domanda è: che cosa mai conterranno? Quale è il loro scopo ultimo? Il loro fine giustifica i mezzi?
Una volta ho perfino visto uscirne una presa per l'elettricità. Ho investigato spendendo tutto il mio acume, usando metodi leciti ed illeciti per estorcere informazioni ad ignari ferrovieri ed innocui passanti, ho fatto cose subdolamente immenzionabili per scoprire il segreto di queste scatole misteriose, ma la mia fatica non mi ha portato vicino alla verità più di quanto Rutelli sia vicino all'assunzione in cielo con anima e corpo.
Tanto per usare una parola che non esiste, che tutti usano e con una "z" di troppo, posso solo ILLAZZIONARE:
sono usati dai corrieri della droga per i loro loschi traffici.
No, no, contengono tenute antisommossa per la polizia e sofisticatissimi sistemi antiterrorismo.
'Spetta, ' spetta, eh! E se fossero stracolmi d’orzo, malto e luppolo per prevenire una mancanza di approvvigionamenti tale da mandare la Germania nel caos?
Trovato! Nascondono l'oro perduto dei nazisti/maya/eschimesi.
Alla fine mi sono convinto siano contenitori di felicità e amore e pace in supposte ano-solubili.


Eppure qui nessuno pare avere bisogno di ulteriore felicità. Non dopo che ho scoperto il oro passatempo estivo: il KUBB. Considerato dai più il “gioco dell'estate 2010” non spenderò su di esso una parola in più oltre a quelle che gli ho riservato su Nonciclopedia http://nonciclopedia.wikia.com/wiki/Kubb.



Non so se ne avevo già parlato, ma Berlino è considerata la capitale europea della musica elettronica (oltre che del Kubb): gente che balla per ore al ritmo rimbalzante di DJ sconosciuti ai comuni mortali, che si ammazza di redbull pur di tirare l’alba e che apprezza i mezzi spogliarelli messi in piedi da quelle gran vacche delle cubiste nelle discoteche berlinesi. Essendo amanti di musica elettronica non possono che essere un po’ tamarri. Iniziano sin da giovani, ma siccome qui i motorini non sanno manco che cosa sono e tutti vanno in giro con il velocipede, si mettono ad intamarrare la bicicletta. Eccone un esempio:



(Ehi c'è anche un bidone misterioso sullo sfondo!)
Beh, che poi non si lamentano se un camionista polacco sobrio da fare schifo decide di lucidare i copricerchi cromati del suo tir con gli spruzzi del loro sangue…
Appena i piccoli germanesi crescono si danno all’intamarramento dell’auto. Devo dire che hanno più gusto degli italiani, fanno le cose fatte bene, senza forzare le loro autovetture che sono tutte lucide e laccatissime anche in mezzo ad una grandinata. Certo, il turco di turno con la Punto 1100, quattro fiamme sulle portiere e dei copri cerchi di plastica in grado di purgare un toro, c’è sempre. Chi, mi domando, sulla faccia di questo porco pianeta avrebbeil coraggio di andare in giro con dei copri cerchi del genere?



I turchi, appunto, sono peggio di un meridionale di Gioia Tauro trapiantato a Pioltello. Un esempio? Vuoi andare dal barbiere e stai nel contempo pensando di cambiare i cerchi della tua germanissima Audi A4? Vai dal turco. Frisör con annessa compravendita di accessori per auto, biciclette, ortofrutta, sanitari e, se glielo chiedi gentilmente ti prostituisce anche la prole.



A proposito di un barbiere turco: le esperienze di vita insegnano a non fidarsi mai di un turco con in mano un rasoio, una forbice od un tagliacapelli elettrico. Non è mica razzismo! Ma sarà che 'sti turchi sono tutti pettinati uguali che se appena chiedi un taglio diverso ti riducono l'acconciatura alla stregua di quella di uno spaventapasseri con seri problemi esistenziali.


Non mi dilungo sui miei infruttuosi progressi nei riguardi della lingua germanica, tanto con i turchi ci si esprime a gesti, grugniti e la mimica facciale. Ho ormai solo bisogno di un buon logopedista.


In compenso, mi sono registrato all'AIRE, è una procedura che ogni italiano che risiede all'estero deve fare se vuole tirarsi la zappa sui piedi (ed anche votare, per quello che serve ormai...).
I funzionari consolari ti schedano, ti dicono che siccome paghi le tasse in un paese straniero, sarai soggetto a qualche controllo fiscale in più, come se servisse, tanto poi c’è lo scudo fiscale.
Un paio di firme "qqqua" due o tre "dillà"... Pazzesco come qui abbiano tutti un accento romanesco manco fossimo a Tiburtina. Tutti tranne il Caramba all'accettazione che, essendo di origini altoatesine, parla l'italiano perfetto di un altoatesino ed il romanesco altrettanto perfetto di un lappone.
L'iscrizione all'AIRE è del tutto indolore, insapore ed inodore, ma per effettuarla devi andare in ambasciata: un obbrobrio in puro stile fascista pitturata di rosa confetto sbollito per dare un tono soft all'architettura di regime. Visto quanto è tabù qui in Germania parlare di Nazismo e Fascismo, probabilmente averla costruita tra quella dell'Egitto a forma di piramide e quella sudafricana a forma di Nelson Mandela è servito a non farla notare più di tanto.




Insomma, un anno è già passato. O forse, solo un anno è passato. Punti di vista, certo, ma il fatto rimane che me ne sono andato per la mia strada e che la strada mi sta portando sempre più lontano, verso la maturità e l’indipendenza tanto agognate. Mi rimane solo una cosa da trovare per essere finalmente felice come vorrei.



[…]
Quando persi sotto tante stelle,
ci chiediamo cosa siamo venuti a fare,
cos’è l’Amore?
Stringiamoci più forte ancora,
teniamoci vicino al cuore.
[…]

Tuesday, May 25, 2010

Neue Wohnung, neues Leben


Finalmente ho cambiato appartamento. Mi sono deciso ed ho combattuto con lo Stato tedesco, con i padroni di casa, con la lingua più pazza del mondo. Un incubo anche per un burocrata, figurarsi per me, italiano ignorante trapiantato in terra straniera. Mi sono trasferito da qui…





A qui…





È comunque stata dura lasciare il countryside per trasferirmi in città; è stata dura lasciare un appartamento di 28 metri quadri per uno di 75 il cui soffitto non lo sfioro con la punta dei capelli; è stata dura lasciare quella vecchia baldracca della mia ex padrona di casa ai suoi Buddah, alle sue Möhrensuppe, all'odore di pop-corn bruciacchiati della sera alle 11; è stata altrettanto dura da vincere la battaglia per riavere indietro tutta la cauzione...
Ed ora, per i curiosi, qualche foto di me nudo, in giro per la nuova casa.













Vi sarebbe piaciuto, eh?
Potete notare i mobili in puro stile ikeiano, li ho importati direttamente dalla Svezia, poco importa che ci sia scritto sopra “made in Poland”.
La figata dei mobili IKEA è che nelle istruzioni c’è scritto a chiare lettere tutto quello di cui hai bisogno: martello, cacciavite, sega, brugola, chiave del 13, MacGyver.





È certo che questi mobili non sono poi costati un patrimonio… In effetti ormai sono diventato un buon manager: ho messo a budget per cambiare casa 4kilo-euri. Ho fatto un business plan, con le mie reminiscenze (si scrive senza "i") di economia ho messo in conto l'utile ed il dilettevole, il conto economico è parso ottimisticamente buono ed ho investito nei posti giusti, i soldi giusti, al momento giusto.
Risultato? Budget 4k, spesi 7.2k, a magazzino 3.6k. Questo significa che lo stato patrimoniale è buono, ho ben 3.6k a magazzino e quelli spesi li detraggo dalle tasse e mi faccio la BMW. In pratica sono andato all'IKEA, ho speso 3.6k per i mobili e poi altri 3.6k per altri mobili identici che tengo in cantina, pronti per i periodi di crisi in cui i mobili varranno oro.
Così si gestiscono le aziende al giorno d'oggi: seduti su una BMW. Sono o non sono un grande manager? Certo, il mio prof. di economia al Polimi si starà rivoltando nella sua tomba placcata in oro ai Caraibi...
Grazie a questi favolosi investimenti ora ho un una lavatrice tutta mia, una lavastoviglie tutta mia, un divano tutto mio ed una tv tutta mia. Il gatto dei vicini sarà molto presto mio, è già in lista per un posto in freezer, se si avvicina ancora una volta alla finestra della cucina. Sono o non sono di origini vicentine?





Beh, vi lascio con un quesito degno di Socrate. “Sapendo di non sapere”, vediamo chi è il primo che mi viene a trovare a Berlino? Fannulloni che non siete altro… :P



Home Sweet Home

Wednesday, May 19, 2010

Lettera aperta a chi di dovere.


Egr. Ill.mo Comm. Sig. Padreterno,


Le scrivo come delegato sindacale eletto dai Compagni lavoratori .
A seguito del Suo rifiuto di stabilire un incontro al fine di discutere un accordo e così creare una certa concertazione tra le parti, mi duole comunicarle per iscritto il malcontento che serpenteggia tra le nostre file a seguito dei recenti fatti svoltisi all'interno dell'azienda.
Ci permettiamo di ricordarLe che il mese di MAGGIO, quest'anno, non è pervenuto. In effetti in busta paga non sono stati riscontratti nemmeno il frizzante Marzo, né il tiepido Aprile.
I Lavoratori hanno invece riscontrato una innaturale e dolosa presenza del mese di NOVEMBRE. Come da accordi sindacali, stipulati, mi lasci dire, sin dalla notte dei tempi, l'Azienda è tenuta a rispettare il naturale susseguirsi delle stagioni.
Con l'inserimento di mesi autunnali extra, l'Azienda ha contravvenuto agli obblighi sindacali concertati in fase di stesura del CCNL.
Perciò, i lavoratori RIVENDICANO:

1_il DIRITTO alla Primavera

2_la FINE ISTANTANEA del mese di NOVEMBRE che si protrae da ormai inizio Marzo

3_il SACROSANTO DIRITTO a 4 giornate di clima temperato e sereno alla settimana.

Nel caso le nostre richieste non vengano soddisfatte, apriremo una vertenza sindacale, impugneremo il CCNL e saremo pronti ad azioni dure, concrete e scellerate.


Cordialmente,
E. C.,
Gli onesti lavoratori.



Non c'è più la mezza stagione

Monday, April 26, 2010

L'amore




L'amore è come giocare ai Lego con i ritardati:

si litiga sepre senza motivo,
se uno vuole costruire qualcosa, l'altro gliela smonta
e finisce che qualcuno ingoia sempre qualcosa di qualcun altro...

Monday, April 19, 2010

Don't panic!


Ci sono quei giorni in cui ad un uomo, essendo sprovvisto sfortunatamente di ovaie, gli vengono le crisi esistenziali. In assenza di mestruazioni ed in continua crisi di astinenza da masturbazioni, aspettando l’agognata andropausa, gli ormoni, la noia, il testosterone e un po’ di sano pessimismo cosmico creano un mix assolutamente irresistibile. Così ci si ritrova ad errare per i propri pensieri con sguardo vacuamente perso nel vuoto cosmico e bavetta alla bocca.



Quel giorno andavo cercando la risposta alla domanda fondamentale sulla vita,l'universo e tutto quanto: nonostante mi sia fatto una ragione che la risposta a tale domanda sia nell'ordine del 42, sapere quale sia effettivamente questa fantomatica domanda aiuterebbe alquanto.
Sei per nove? 42. No non funziona, non mi piace.
Che cosa ho in tasca? 42. Peccato, avevo un 5.
A quanto pare trovare la domanda dettandone le condizioni al contorno pare arduo; meglio trovare domande alle quali si può tentare di dare una risposta. Come direbbe Quelo: cosa stiamo andando? Quando stiamo per facendo? O meglio: che cosa ci riserva il futuro e che minchia ce ne facciamo del passato? Se fossi ricco, bello e famoso sarei ospite di un programma della De Filippi?
Periodi ipotetici a parte la chiave per capire il futuro è analizzare il passato. Ebbene se dovessi dare una occhiata cinicamente critica al mio passato avrei qualcosa da ridirmi. Visto che non conta quello che penso di me stesso, ma quello che gli altri pensano di me, la società in cui vivo mi categorizza secondo stereotipi associatimi sin da quando andavo a scuola. Seppur sin dalle medie ti viene imposto un ruolo da giocare (secchione, racchia, ciccione, schiappa…) è quando si finiscono le Superiori che si comincia ad essere bollati a vita. Non osando nemmeno immaginare si quale titolo si possa fregiare un diplomato al Liceo Scientifico, a me, squattrinato ciccione incallito con la fissa della tecnica, mi è stato affibbiata l’altisonante qualifica di “Perito Capotecnico in Elettronica e Telecomunicazioni”; nonostante la vecchia battuta del “sei finalmente Perito sotto al treno?” facesse ridere fino alla fine degli anni ’80 è uno scotto che ognuno di noi Capotecnici deve pagare. Rimane il fatto che non sono mai stato Capotecnico di nessuno, manco di me stesso. Forse è per questo che ho deciso di fare l’università, o meglio il Politecnico. Così almeno avrei potuto dirmi “Laureato”. Eh no, c’è stata la riforma: altro che Concilio Vaticano II, adesso dopo tre anni prendi la laurea breve, poi quella specialistica. Se la battuta del Perito mi riempiva di imbarazzo come pensate che mi sentissi ad essere appellato come Laureato Brevemente?


“Ehi ciao! Sai è da quando sei entrata che non posso levarti gli occhi di dosso. Sei molto carina! Come ti chiami?”
“Giuditta…”
“Che nome fantastico, io sono Giuseppe. Che fai di bello nella vita? Studi, lavori…”
“Studio Scienza della Comunicazione in Bocconi perché in Statale ci vanno solo i lerci. E tu?”
“Eh, io sono Laureato Brevemente in ing…”
“Senti, sei il quarto che stasera mi dice di avere problemi di eiaculazione precoce…”


Il climax, appunto, lo si raggiunge quando scopri la traduzione del tuo titolo di laurea nel mondo anglosassone: Bachelor of Science. Non mi sono mai posto il problema di che cavolo possa significare, ma googolando si scopre facilmente che “bachelor” vuole dire “scapolo”. Non che la mia classe di ingegneria elettronica pululasse di gnocca come un monastero nel medioevo, ma se a 22 anni sono tutti liberi di darti dello scapolo, allora si vuole rovinare la vita di un individuo. Ah no, ecco che, cercando meglio, il decimo significato di “bachelor” è un qualcosa tipo “cavaliere”. Peccato che abbiano finito i draghi da uccidere all’IKEA…
Visto che sta male discutere sull’eiaculazione precoce di chicchessia, decisi di prendere la laurea specialistica. Da scapolo si passa a Master of Science. Sono un
Maestro! Ora posso insegnare alle elementari!


“Maestro… Mi scappa la cacca.”
“Eh no, Luca, puoi andare in bagno solo dopo che mi hai dimostrato che quello stadio di ingresso a bipolari è polarizzato correttamente…”


In effetti mi ruga un po’ non avere proseguito con il Ph.D. Poter filosofeggiare su tutto con l'avvallo della società scientifica può essere un bello smacco se il vostro fine ultimo è convincere la vostra amata mamma che la terra non è tonda come sostiene da anni la televisione.



E che dire poi del titolo di Ingegnere? Era solerte Leopardi ripetere a Silvia quando lei faceva la menosella e non se lo filava: "Io gli studi leggiadri talor lasciando e le sudate carte, ove il tempo mio primo e di me si spendea la miglior parte". Cinque anni di sacrifici a sudare e piangere lacrime amare, un Esame di Stato fasullo per ricevere un titolo marchiato a fuoco sulla fronte che non solo non significa che tu sia dotato di ingegno, ma che fa scappar a gambe levate qualunque donzella in età da marito o tardona in cerca di avventura, attirando, invece, ogni genere di calamità. Come le divorziate con figli senza il becco di un quattrino che non hanno né la voglia né il coraggio di prostituirsi. Disse bene il mio collega Cinzio: "non ti puoi mica portare a casa vacca e vitello..."
Insomma, tutti ‘sti altisonanti titoli e infine noi che cosa si è? Che cosa si sarà? Tutto quello che abbiamo fatto, saputo, conosciuto, guadagnato, ci hanno affibbiato, servirà per renderci un futuro migliore?
Qualcuno ha detto che l'arte rende immortali: lo disse Goethe, che di stronzate se ne intendeva. "Maledetti, trafitti dalla passione, l'amore ci sopravvive, l'arte ci rende immortali." O magari immorali, visto l'uomo di Vitruvio che ha lo sguardo degno di un prete pedofilo.



Eccoli lì, qualche milione di artistiche nella storia della umanità ci hanno regalato Arte a palate, più Tiziano Ferro e Giusy Ferreri che verranno ricordati nei secoli come esempi di come non si debba cantare. Mi piace pensare che un giorno saremo invasi da una allegra combriccola di zombie urlanti con le fattezze di Leonardo, Picasso, Kafka… Quel giorno ci doneranno la conoscenza, ci metteranno al corrente di tutte quelle domande che tanto agognamo.


Quel giorno sarò in prima fila, chiappe all'aria, a farmi beffe della loro immortalità






“Perché?”: la peggiore, più completa domanda che la mente umana abbia mai potuto concepire. Più strana del “cosa”, più puntuale del “quando”, più irriverente di un “come”, più corretta del “dove”, più cattiva di un “chi”. Un vero peccato che non ci sia risposta.

Saturday, April 03, 2010

Satyricon





Ci sono stati tempi in cui si poteva ridere. No, mi correggo, ci sono stati tempi in cui ci si poteva ridere su. Io ero un pischello diciottenne che di politica ne capiva poco e di satira ancora meno, ma sono stato cresciuto a pane e "Trio" con una spalmenta di Jalappa's Band, in bilico tra gli anni '80 e '90. Passai poi a "Tunnel" nel '96, appezzando i tormentoni di quello che fu il "Pippo Kennedy Show" l'anno successivo per poi divenire seguace di Quelo ne "L'ottavo Nano" che si concluse nel 2001. A quei tempi ce ne erano per tutti, a destra ed a manca inalto ed in basso, davanti e didietro, con una particolare predilezione, del tutto propria della Satira conla "S" maiuscola, per chi, se lo prendi per il culo, se la prende. Sapete che sono stato un bambino grasso e mi permetto di saperne qualcosa sull'argomento "presa per il culo", ma essendo una disambiguazione, se siete prevenuti chiedete a Ricky Martin, da pochi giorni neo-ghei. È chiaro, è normale, è eterno: se fai qualcosa di idiota, qualcuno ti prende per il culo; se sei un nano in bikini, qualcuno ti prenderà per il culo; se sei un politico, qualcuno ti prenderà per il culo per quello che hai fatto. Io ero grasso e mi prendevano per il culo. Ma è come la legge della giungla, più ti incazzi e più loro ti prenderanno per i fondelli, se invece ti fai una bella risata e rispondi per le rime e stai al loro gioco, prima o poi si stancheranno e, magari, finisce che te la godi un po' anche tu.
Vi propongo la bella rassegna satirica che portò al famoso Editto Bulgaro nei confronti del comico Luttazzi. La celeberrima intervista a Travaglio durante la trasmissione Satyricon, se avete mezz'ora da dedicarvi, è qui divisa in tre parti:







Dopo le polemiche il programma fu sospeso per una settimana ed al suo ritorno, Luttazzi, spiegò la situazione a suo modo:





E per finire, abbandonando la satira e passando al giornalismo di inchiesta, la registrazione dell'intervista a Paolo Borsellino su Vittorio Mangano, ex stalliere di casa Berlusconi ad Arcore, rilasciata alla tv francese cinquanta giorni prima di essere ucciso in via D'Amelio:



Ecco a voi: il Quarto Potere.



«Allora lascia che ti dia qualche consiglio, bastardo» [...] «Mai, mai dimenticare chi sei, perché di certo il mondo non lo dimenticherà. Trasforma chi sei nella tua forza, così non potrà mai essere la tua debolezza. Fanne un'armatura, e non potrà mai essere usata contro di te.»

Saturday, March 20, 2010

La Politica del Bidet


L’altro giorno ero in giro per Potsdamer Platz a cazzeggiare allegramente per centri commerciali, con la prospettiva della ricerca infinita di un nuovo appartamento che non abbia le sembianze di una bettola ripugnante o che non sia ubicato in culo ai lupi, quando, d’un tratto, ho sentito parlare bergamasco. Basito mi sono guardato intorno e, dopo avere verificato di essere inequivocabilmente in un paese terzo la cui lingua somiglia più ad all’antico babilonese che al dialetto più parlato ad ovest del Lago d’Iseo, ho cercato la fonte di quella che sembrava una bella e buona discussione politica. Erano in cinque o sei brutti ceffi, la maggioranza, che se la prendevano con un solitario, piccolo paladino delle proprie idee, sfidante l’ira del popolo senza farsi intimorire in alcun modo dalla disparità delle forze in campo. Facendo lo gnorri mi sono avvicinato per ascoltare quale fosse l’argomento dell’alterco. Fortunatamente essendo di origini Suine (bresciane e quindi per un bergamasco = bresà sünì = bresciani maiali) non avevo bisogno di un traduttore simultaneo e sono stato in grado di comprendere al meglio il motivo di tanto latrare. Non avevo mai assistito ad una lite politica all’interno del centro destra, oggi chiamato PdL. A differenza della sinistra dove tutti discutono con tutti insultando tutti dicendo tutti esattamente le stesse cose, nell’ex centro destra italiano si dovrebbe essere in grado di capirsi, comprendersi e amoreggiare sulle candide note di “Faccetta Nera”. A quanto pare i sei brutti ceffi Longobardi importunavano un povero indifeso Forzista che, difendendosi a spada tratta, soleva ripetere ogni due per tre la parolina “Silvio”, come se Egli fosse il suo migliore amico o potesse in qualche modo indurre timore nei suoi interlocutori. Pur essendo dalla parte dei leghisti non ho potuto che provare compassione per quel povero Forzista tutto solo ed indifeso; alla fine rimango pur sempre un sordido sinistroide che non può fare altro che parteggiare per i perdenti, un po’ l’abitudine dei tifosi interisti fino a qualche anno fa. Il fulcro della discussione era sorprendentemente qualcosa di diverso da ciò che uno si aspetta quando vede parlare quattro leghisti bergamaschi. In genere le discussioni più animate si anno dopo una focosa e combattuta partita di Briscola Chiamata quando, tra una bestemmia ed un bianchino, si trova spazio per discutere per mezzo di assiomi assoluti, anche di politica, di razza superiore e di spari sugli immigrati. Eppure, nonostante la compassione per il povero Forzista, dopo avere ascoltato attentamente il senso del discorso nascosto tra una caterba di “pota”, mi sono ritrovato, di nuovo, dalla parte dei leghisti.
Incredibilmente essi stessi medesimi in quanto tali, sostenevano che non solo non c’era nessun disegno eversivo nella esclusione delle liste PdL dalle elezioni amministrative, ma che il tutto era la dimostrazione della imbecillità della classe dirigente in capo al Popolo delle Libertà. Il piccolo indifeso forzista poteva esibire il suo santino di San Silvio da Arcore ad oltranza, ma di fronte alla evidenza, prima o poi, avrebbe dovuto cedere.



Non so come sia andata a finire la discussione, né tantomeno se sia sfociata in colluttazione visti gli elementi in gioco. Me ne sono andato sconsolato: qui è stato toccato il fondo. Il fondo di cosa? Del barile? Del barattolo di Nutella? Del bidet? Si, il bidet, quello che qui in Germania tanto ci invidiano e che noi non apprezziamo abbastanza fino a che non ne siamo irrimediabilmente lontani. La Democrazia, in Italia, la posso solo definire come “la Politica del Bidet”.
Non posso fare altro che pensare al nostro primo ministro seduto sul bidet, che chiede al suo maggiordomo Ambrogio (si chiamano tutti Ambrogio) di portargli il telefono per chiamare Letta al fine di organizzare un bel Consiglio dei Ministri e varare un paio di leggi ad-personam. Splendidamente seduti sui bidet di avorio di Palazzo Grazioli, la residenza romana del Premier, ci sono proprio tutti: la Carfagna con le tette di fuori fa impazzire quel pigmeo di Brunetta, che si è portato da casa il vasino formato mignon; Letta spalma pomata sulle emorroidi di Bondi mentre Gasparri, non avendo mai visto un bidet, chiede delucidazioni sul funzionamento ad un alquanto basito Calderoli. La Russa si scaccola allegramente.
Silvio comincia a parlare tra un peto e l’altro: è un discorso tronfio e rispettoso dei suoi toni più caldi, infervora la folla e alla fine strappa un boato di applausi. Il “Legittimo Impedimento” è cosa fatta, mezz’ora di pausa. La Mariastella Gelmini comincia infoiare Schifani parlandogli del suo passato da spogliarellista ed attrice porno adocchiando voracemente la Carfagna che da suggerimenti a Gasparri il quale si rivela incapace di saper leggere, avendo comprato l’esame di quinta elementare. Gli pare proprio impossibile che per aprire il rubinetto dell’acqua calda lo si debba girare invece che mordere. Bossi e Alfano, che di solito vanno d’amore e d’accordo, rimembrano, con le terga appisolate nell’acqua calda, i bei tempi degli altri meeting in Sardegna quando ci si spartivano gli appalti per il G8 poi spostato a L’Aquila e c’erano squillo di lusso da tutte le parti. “Pensa, ” dice Alfano “quella volta abbiamo fatto a tempo ad approvare anche lo Scudo Fiscale”.



Silvio rientra dalla toilette e riposa le sue chiappe presidenziali sul suo bidet d’oro massiccio: la seduta, nel vero senso della parola, può ricominciare. Ed eccolo partire per la tangente in un altro accoratissimo discorso in cui in qualche modo trovano posto la patria, la famiglia, dei luridi comunisti ed un paio di innoquissimi castori. Tutti annuiscono allegramente e lo special guest della serata, Formigoni, tirando fuori un cilicio, propone dieci minuti di punizioni corporali, per ingraziarsi i favori della Chiesa. Si sfiora la rissa per decidere chi si deve fare frustare dalla Carfagna, che per l’occasione sfoggia il suo miglior completo fetish. Inaspettatamente La Russa mete tutti d’accordo sul nome di Bondi e mentre la Mara si dà da fare con il frustino su quel corpo flaccido e ripugnante, passa anche il decreto “Salva Liste” per la gioia della Polverini, altra guest star della serata.
Il tutto, però, degenera quando si deve decidere chi debba frustare Gasparri: la zuffa è furibonda, sembra che nessuno voglia perdersi questa soddisfazione. Anche Fini, che se ne stava in disparte un po’ apatico, manganella sberloni a destra ed a manca, per la gioia di Brunetta che sulla rettitudine degli statali ha fondato la sua campagna elettorale. Non si capisce perché, ma anche Gasparri stesso è nella mischia, dando modo a tutti di dargli una bella ripassata. Bossi prepara la vasellina.
Ma il Premier ferma tutti sul più bello, non è il modo di comportarsi! Per quanto l’alterco possa essere acceso ed interessante, bisogna dare il buon esempio agli italiani ora che dibattiti, talk show e satira sono proibiti essendo in campagna elettorale. Il più deluso di tutti sembra essere proprio il povero Gasparri che già pregustava un’altra sonora dose di sculacciate.
Ma oramai non c’è più modo di concentrarsi sul lavoro e Silvio rimanda tutto a data da destinarsi mentre Bonaiuti e Capezzone discutono animatamente su quali siano i numeri giusti da giocare al Superenalotto.
Probabilmente seduti sui bidet della villa di Arcore si discuterà del nuovo condono edilizio.




Silvio caro, mio piccolo grande amore
ci stai rubando le 40 ore.
Tu che hai fatto tutto in quattro e quattr’otto
elimina il buon vecchio articolo 18.
Già che sei senza coscienza,
leva di torno la contingenza.
Visto che sei senza pietà
rubaci pure l'anzianità.
E se vuoi fare le cose serie,
lasciaci anche senza ferie.
Per migliorare la situazione,
togli di mezzo la liquidazione.
Se l'inflazione ancora dilaga,
fregaci per intero la busta paga.
E per dispetto dei sindacati,
aumenta ancora i disoccupati.
Ma perché tutto sia normale,
facci pagare anche l'ospedale.
Può esserci solo un lieto fine,
se ci farai pagare le medicine.
Per evitare ulteriori danni
mandaci in pensione a 90 anni.