Monday, June 23, 2008

Vulcanus in Japan






Recentemente mi sono trovato a ripensare a una curiosa vicenda che il mio animo sensibile non mancò di impressionare. In un periodo in cui le discussioni vertono principalmente intorno a tante cose, ma comunque principalmente intorno all'annoso problema del controllo delle nascite, io ho rischiato di finire a lavorare in Giappone. Ebbene si ho fatto domanda, come molti di voi assidui lettori sapranno, per fare parte del famoso e celeberrimo progetto, finanziato dalla commissione europea, Vulcanus in Japan. Questa bellissima e fantascientifica iniziativa permette infatti a una cinquantina di brillanti e lungimiranti studenti della comunità europea di effettuare una esperienza lavorativa di un anno nella terra del sol levante e quattro mesi di studio intensivo di giapponese a Tokyo (bisognerebbe intenderci cosa significhi “intensivo” per un giapponese che lavora già 10 ore al giorno). Si narra che debba il suo nome alle fantasie erotico-fantascientifiche di un allevatore di grilli da guardia scozzese con la passione per Star Trek, il quale, dopo essere stato eletto come eurodeputato (e quindi perennemente ubriaco) e reduce da una nottata di sesso con una squillo di lusso da lui voluta nella veste sado-maso del dottor Spock, abbia avuto l'illuminazione divina di cercare in giro per la vasta Europa i reduci vulcaniani della colonizzazione galattica avvenuta nella sua mente delirante da eroinomane.





La candidatura consisteva in due fasi distinte, ovvero due selezioni: la prima in cui gli esperti della comunità europea avrebbero selezionato 160 partecipanti dalle oltre 1000 richieste pervenute, e la seconda in cui l'azienda ospitante giapponese avrebbe scelto i più consoni candidati al posto di lavoro. Entrambe le due selezioni si basavano sul curriculum accademico, quello personale ed una lettera di motivazione (motivation letter) in cui il singolo candidato esprimeva le sue motivazioni (appunto) ad intraprendere questa fantastica avventura all'altro capo del mondo. Sono riuscito a recuperare un po' di informazioni da due ragazzi italiani che avevano partecipato allo stesso progetto negli anni scorsi e sono stati entrambi d'accordo nell'affermare che la motivation letter era la parte più importante. Già, ma cosa scrivere nella lettera? Anche qui sono stati concordi: bisogna spingere per la vena europeista, bisogna dire che si sarebbe onorati e per quale motivo ti piacerebbe andare in Giappone ed imparare il Giapponese; insomma bisogna indorare la pillola (supposta) ed aspettare che questi la mandino giù tutta intera (o ci si siedano sopra ignari una volta abbassate le mutande). Io avevo tanto da dire, tante cose da scrivere che è stato difficile stare in una pagina: sono un europeista convinto, ma convinto convinto, non me la prendo con i crucchi germanesi, i roast-beef inglesi, le galline francesi o gli zapateri spagnoli con il sopracciglione unito e spesso due dita sopra gli occhi. Io credo nell'Europa, io credo nelle sue istituzioni ed è per questo che ho come degno rappresentante al parlamento europeo il famelico Borghezio. E poi? Che domande, perché voglio andare in Giappone? Ma è chiaro, per conoscere veramente e dal vivo sia Holly che Benji che tutti i Cavalieri dello Zodiaco, per vedere se le ragazze delle scuole vanno sul serio in giro con le minigonne ascellari senza mutandine (e non esistono pantacollant), per conoscere un samurai, un imperatore, perché voglio diventare un hikikomori almeno per una settimana, perché il tasso di suicidi in giappolandia è il più alto del mondo, perché i treni sono puliti, ordinati, ultraveloci ed in orario, esattamente come le Ferrovie Nord (anche loro hanno i treni). Poi mi sono reso conto che tutte queste cose non ci sarebbero state mai in un pagina in formato a4, ma soprattutto, non sarei mai in grado di tradurle in inglese; allora mi sono chiesto: la domanda che mi porrebbe uno della commissione europea che deve valutare se sono degno di essere un vulcaniano quale è? Ovviamente “Perché dovrei mandare te dai musi gialli e non un tuo compagno meritevole e leccaculo o una tua compagna tettona che mi farebbe volentieri un favore sessuale pur di andarsene da questo porco paese?”. Essere in grado di rispondere a questa domanda è stato il fulcro del superamento della prima selezione, infatti ecco la mia prima motivation letter:





Ringrazio il mio amico Michele del Bianco per avermi dato saggissimi consigli nella stesura e nella correzione della suddetta lettera. Con credenziali del genere non sarebbe stato possibile non accedere alla selezione successiva. Ciò mi ha valso non solo rispetto ed invidia, ma anche l'accondiscendenza del professore di elettronica di potenza che, illuminato sulla via di Damasco, mi ha abbassato il voto all'esame (no dai scherzo :D ). Inutile dire che ero gasatissimo quando mi è arrivata la conferma, avevo già indosso il kimono ed ero già truccato da geisha. Poi ho messo i piedi per terra: mi mancava ancora l'ultima selezione. Insomma un'altra motivation letter da inviare, questa volta non più alla commissione europea, ma direttamente ai Giappi, all'azienda che si spera ti possa offrire lavoro per un anno. L'azienda ospitante non pensa solo a questo, ma anche alla tua sistemazione; di solito si finisce in un dormitorio dove vivono anche numerosi dipendenti della stessa azienda, ma è possibile che si riesca a recuperare un posto un appartamentino in tipico stile giapponese, ovviamente pagato dalla luminosa dirigenza. Una volta qualcuno poteva immaginarsi un appartamento stile pagoda o vecchio tempio giapponese con le pareti di legno e carta e le porte scorrevoli, anche se in una città come Osaka, una metropoli, si finisce in un appartamento un po' più moderno:





Perché ho preso come esempio Osaka? Semplice, io ho scelto Sanyo, megamultinazionale nel settore dei climatizzatori, energia pulita, pannelli solari, radioline analogiche, batterie, lettori MP3, videoproiettori, cani, gatti, squali, katane e chi più ne ha più ne metta, che ha sede ad Osaka in Giappolandia. Ok, mi sarei giocato tutto con la mia motivation letter, la seconda ed ultima: quando il giuoco si fa duro i duri cominciano a giocare. Dopo notti, e giorni, e notti ed ancora giorni a scrivere bozze su bozze, bozzetti su bozzetti, pagine su pagine sono riuscito a cogliere il senso, la motivazione appunto che avrei dovuto dare non solo a me, ma anche all'impiegato giapponese che avrebbe dovuto prendere in esame la mia candidatura. Forte di una prima buona motivation letter, ho deciso di seguire la mia ispirazione iniziale.





Tutt'oggi non mi do pace e non capisco il perché non sia stato scelto per andare in Giappolandia. Maledetti musi gialli -.-




Buon viso a cattivo gioco.