Sunday, September 26, 2010

Caro Gianfranco






Caro Gianfranco, sono d'accordo, d'accordissimo con tutto quello che sostieni. Io, però, non sono come gli altri italiani. Io non dimentico, tra una puntata de "Il Grande Fratello" ed una partita della Nazionale, dove eri nel 2001, a Genova, mentre "ti emozionavi nel ruolo più eccitante della legge, quello che non protegge: la parte del boia".
Quando i tuoi soci di partito eleggevano funzionari compiacenti per spartirsi la "cosa" pubblica e lottizzare ancora l'informazione della Rai e mantenere in pugno il Quarto Potere, il più potente e temuto di tutti. Quando hai permesso ai tuoi compagni (o ex camerati) di purgare il sistema giudiziario italiano rendendo alcuni "animali più uguali degli altri", al di sopra della legge.

Quando anche i tuoi hanno votato per divorare soldi pubblici sulla pelle degli Aquilani; per un digitale terrestre che salvava interessi di televisioni private e dirottava i soldi dei contributi statali nelle tasche del Presidente del Consiglio; quando siete riusciti a scendere a patti indegni con uno sporco dittatore libico sulla pelle di poveri disperati in cerca di una vita migliore in Europa.

Io mi ricordo che l’emergenza rifiuti a Napoli non l’avete ancora risolta e che siete scesi a patti con la mafia, quando anche voi appoggiavate Cuffaro ed eravate alleati con massoni del calibro di Lombardo. Non dimentico quando avete permesso ai vostri alleati di affossare la scuola pubblica con riforme fatte in nome dell'ignoranza e dell'idiozia con l'unico fine di mantenere il popolo all'ignoranza.

Quando avete arretrato l’istruzione di cinquant’anni reintroducendo quella immane porcata del “maestro unico”, chiudendo ammissioni al ruolo da una parte ed assumendo a spese dello stato (ed in barba ad ogni graduatoria) VENTIMILA insegnanti di religione cattolica, permettendo in questo modo ad un potere bigotto e vetusto di centinaia di anni, di plagiare bambini e ragazzi a valori che nemmeno Dio riconoscerebbe più.

Caro Fini, le lacrime di coccodrillo, con me, non funzionano. Quando si predica bene e si razzola male se ne dovrebbero pagare le conseguenze. Peccato che in Italia non si raccolga mai ciò che si è seminato e Berlusconi non ne è che la prova.




L'Italia ERA una Repubblica democratica, fondata sul lavoro.
La sovranità appartienEVA al popolo, che la esercitAVA nelle forme e nei limiti della Costituzione.

Monday, September 06, 2010

Buon Natale!


È solo il 5 Settembre, ma qui a Berlino si respira già aria di Natale. Non è per il vento freddo che spira da qualche settimana, non è nemmeno per i caloriferi spenti fino ad Ottobre nonostante i quindici gradi esterni, né è colpa del raffreddore che mi tappa il naso da una settimana.
Essendo, come detto, così vicini al duemila-undicesimo compleanno di Gesù Cristo, volendo la tradizione essersi spostata pericolosamente sull’orlo del consumismo più sfrenato, oggi mi sono fatto un regalo inutile.

Erano anni che bramavo una macchina fotografica, una di quelle cose con il corpo in magnesio, obiettivi intercambiabili, un paio di display che ruotano, si illuminano, si toccano, mille bottoncini da schiacciare un po’ a caso e con aria professionale prima del fantomatico, pantomimico scatto.
Esposizione da +/- 5EV ad 1/3 od 1/2 di stop, 18-20-24 Megapixel, 10 Fps, ISO 100-6400, ESPANDIBILE a 12800, libidine! E poi obiettvi, EF, EF-S, VR, 50mm, 85, 15-55 e focali 1/3.5-6.8, f/4 fissa, MACRO, TELE, L, L-IS, lenti sferiche, asferiche, ottiche diffrattive e ottiche refrattarie.
Oggi mi sono comprato la macchina fotografica, una REFLEX digitale; roba seria, mica pizza e fichi. Chissà poi che ci azzecca la pizza coi fichi, magari Guccini avrebbe qualcosa da ridire.

È l’ultimo modello, non ho voluto badare a spese; quando si fa un acquisto o lo si fa per bene, oppure si evita di spendere i soldi.
L’ho presa usata, quasi nuova, al mercato delle pulci all’angolo. Qui a Berlino i mercati delle pulci sono fornitissimi, hanno tutti i nuovi arrivi di fine anni ’70. Infatti questa macchina sarà molto in voga l’anno prossimo, il 1978, tra gli amatori di fascia alta.

A1 70-210

Modello CANON A-1 + FD 70-210mm f/4 + Power Winder-A capace di ben 1.5fps. Il venditore tirava sul prezzo manco fosse la Merkel che prestava i soldi alla Grecia. Alla fine mi ha fatto lo sconto di dieci euro e mi ha anche regalato i coperchi per macchina, ed obiettivo, facendolo diventare tutto d’un tratto dotato di motore ultrasonico.

70210-f4

Intanto mi ero già fatto i conti in tasca: mi faccio prestare il flash da mio padre, ed anche il suo 50mm f/1.8. Poi però nel mercatino più fornito della Germania orientale mi scappa all’occhio su un mitico obiettivo 50mm f/1.4 S.S.C. e comincio a trattare.

Immaginate un italiano che sa poco il tedesco contrattare con un turco che non lo sa per nulla e quando parla sembra che mastichi tabacco ed pare alla strenua ricerca di una sputacchiera. Ma soprattutto ho dovuto trattare l’affare con la moglie: una vacca sdentata dall’olezzo pestilenziale e pronta a farsi venire la bava alla bocca quando il marito scendeva troppo di prezzo. Alla fine mi salutano dicendo che ho fatto l’affare della mia vita ed intascando i 50 euro che gli ho mollato.
Ah, dimenticavo. All’obiettivo in questione è rimasta attaccata anche la macchina fotografica, una CANON FTb di qualche anno fa (1971) che il vecchio credeva non funzionasse ed invece va che è una meraviglia.

FTb 50-1.4

Bottino della giornata: due macchine fotografiche, un “battery grip”, due obiettivi (di cui uno ultrasonico, vedendo il tappo), tappo ultrasonico, paraluce per il 50mm e, che altro… ah si 200 euro in meno nelle mie tasche. Un pazzo? Mah su EBAY si trovano anche a meno, se non fosse che è solo la parola dei venditori a valere. Insomma, ho comprato oggi le pellicole, vediamo nel weekend che combino.
Credo che, però, la macchina abbia un problema all’LCD, nonostante schiacci tutti i pulsanti abbastanza casualmente non si vuole proprio accendere.

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Inoltre lo sportellino per la memory card non si vuole aprire. Speriamo sia ancora in garanzia.


Im Restaurant bat ich zwei Löffel:
"Können wir zwei Sessel haben?"