Tuesday, October 09, 2012

Il vestito

Un giorno mi sono vestito da tedesco. Non intendo dire “travestito” di pellame stile TRACHTEN o con le bocce di fuori tipo DIRNDL, o che al 4 Ottobre con una temperatura esterna massima di 12 gradi e brezza primaverile (di alta quota) sono andato al lavoro in polo e pantaloncini, ma che l'abbinamento di colori odierno è degno di un tedesco mediamente acculturato che tenta di apparire serio ed alla moda. I miei mitici ed eclettici pantaloni viola (che sono fantastici e stanno benissimo con il nero o il grigio) li ho accoppiati ad un maglione verde scuro, la camicia blu e le scarpe marroni. Perché tutto ciò? Avrebbe potuto essere colpa della lavatrice rotta da mesi, o eventualmente di un improvviso patologico daltonismo… E invece no, mi sono vestito da totale deficiente per più alte ragioni morali, religiose e politiche: faceva freddo, era buio e ho preso le prime cose sputate fuori dal mio armadio.
Quando mi sono guardato allo specchio, in pieno ritardo, ho avuto timore che chiunque potesse prendermi, se non per scemo, almeno per sciatto. Poi mi sono ricordato di vivere a Berlino e sono uscito di casa con spavalderia e contegno ballando il gangnam style…



Qui in Tedeschia ci si presenta al lavoro in tenuta da rimorchio: sebbene debba essere impresso nel DNA di ogni uomo che una camicia bianca, se indossata per più di una giornata, ti concia il colletto talmente nero che andrà pretrattato direttamente con il mistico sangue della vecchietta dell’ACE, la stessa camicia fa in tempo a diventare giallognola prima che si abbia l’accortezza di cambiarla con una camicia scozzese di una tinta sobria (bianca, blu elettrico e nero a strisce marroni) magari a maniche corte (che sa di blasfemia pura) e firmata (di una firma teutone, rinomata solo in Teutonia, che l'alta moda la vede solo con il binocolo dal più profondo e scuro dei sette inferi). I jeans invece sono alla moda: quella di un quinquennio fa. Quando va bene i pantaloni sono larghi alle caviglie, quando va male sono ancora a zampa. Per le donne è, invece, la brama della moda che porta a commettere ogni tipo di scempio morale: la polizia ha recentemente compiuto arresti tra le ragazze berlinesi per il perpetrarsi di terribili e crudeli atti nei confronti dei divani domestici. I poveri cuccioli vengono uccisi e scuoiati senza ritegno al fine di procacciarsi la materia prima per fabbricare obbrobri tipo questo:



È nelle calzature, però, che si esprimono in vere e proprie cadute di stile. Quando al sandalo aperto sportivo si aggiungono le calze, sai di essere atterrato in Germania e in questo caso nella S-Bahn di Berlino.



Il gambaletto invece è di Stoccarda, tanto per fare notare che anche i sudisti non scherzano… Ma… Attenzione! L’alta moda pare essersi accorta di 80 milioni di potenziali clienti in terra germanese e corre ai ripari…



Non abbiamo ancora finito, ecco a voi un’ode pindarica al buongusto:



D’Estate poi, passi l’infradito anche in città; ho imparato, non sia mai ad apprezzarle, quantomeno a non vomitare ogni volta che vedo qualcuno (ma soprattutto qualcuna) con le dita talmente lerce dall’asfalto da entrare di diritto nella tribù dei piedi neri, se non fosse che le persone di colore la pianta dei piedi ce l’hanno bianca.
I conati iniziano quando vedo gente in preda al barefooting, di cui qui abbiamo un repellentissimo esempio:



Il barefooting è praticato da quei fenomeni sub-umani comunemente detti Hipster. Siccome so che anche la mia mamma legge il mio blog, permettetemi di spiegare ai meno aggiornati (come la mia mamma) la ricetta per fare un Hipster:

• Prendete la faccia di un attore di film a luci rosse anni '70:
• mettetegli dei mustacchi pornosoft,
• vestitelo come un tedesco,
• aggiungete occhiali grandi a montatura nera da cinema 3D,
• la bici a scatto fisso (che solo un innamorato della morte potrebbe preferire),
• la Lomo originale comprata in Russia a suon di rubli dorati,
• una spruzzatina la fervida convinzione di essere un artista trasgressivamente originale (fa foto di piccioni morti e le mette su Instagram)

mescolate con forza fino a spappolarvi il cervello e cosa mai creerete dal fango in puro stile “antico testamento”?



Un hipster nuovo di zecca, e non c’è nemmeno stato il bisogno di usare la costola di nessuno.

Sono o non sono degni di quattro sganassoni sui denti, tanto per renderli inerti nel tormentare poveri ortaggi? Ebbene si, loro sono vegani, quando va bene, ultravegani, quando va peggio. Se il vegano medio mangia solo ortaggi e frutta (niente uova, latte, latticini, pesci, carni, porcelli, formiche…) l’ultravegano probabilmente mangia macigni, con buona pace dei sassi della toscana [elio]. E poi perché “vegano”? Da Vega? La stella? Qui mi si mistificano gli alieni di Goldrake, i Meganoidi che erano carnivori, antropofagi e pure coprofagi. Scempio.

Insomma, questi sono l’ultimo gradino della catena alimentare, salvati dalla civilizzazione. Perché solo grazie alla carità cristiana si possono salvare certi elementi dalla sicura e degna estinzione: un’altra cosa da discutere con il padre eterno a tempo debito.

Ed io che mi sono preoccupato perché, un giorno lontano, mi resi ridicolo a causa della mia pigrizia nel vestire. Nemmeno se andassi in giro nudo, vista la pochezza dei miei genitali, farei una figura peggiore di un Hipster.

"Forse possiamo cavarcela..."
[...]
"Beh, non è ancora il momento di cominciare a farci i pompini a vicenda."

Sunday, July 01, 2012

Germania Italia: 1 a 2.

Questa descrizione è drammaticamente romanzata, certo, ma non travisa la verità. I personaggi quivi descritti sono stati veramente presenti e la descrizione di ciò che hanno fatto è veritiera e reale.

La lettera “(r)” va espressa come gutturale tedesca; se non avete idea di cosa sia, metteteci la francese che l’effetto è lo stesso.


I problemi sono iniziati ben prima del match. Trovare italici colori a Berlino, è quasi impossibile e infine siamo costretti a pitturarci il viso con il rosso sangue, il verde dell'erba ed il bianco dello sbianchetto, recuperiamo una bandiera nascosta in soffitta e collanine fiorute con i colori dell'Ungheria, convinti che in mezzo a cotanto nero-rosso-oro, nessuno noterà la differenza.

Inoltre dove andare a vedere la semifinale del campionato europeo, è stato in dubbio sino all'ultimo. Posto pieno di italici per esultare e festeggiare tutti insieme oppure arena affollata di tedeschi per sbeffeggiarli e godere come istrici nel caso si vincesse?

Nonostante le remore di alcuni irriducibili, si decide per l'arena dell’11Freunde alla vecchia stazione di Ostbahnhof, al di là della vecchia cortina di ferro, dove si trovano i tifosi più irriducibili. Alla porta di Brandeburgo ci vanno solo i fighetti, i bimbiminchia e gli omosessuali di West-Berlin (la comunità gay è molto più prolifica all'ovest); noi andiamo dove la bolgia dai 2000 ai 3500 tedeschi tappezzati di nero, rosso e giallo (che per loro è oro) ci aspetta a braccia aperte. Ce ne sono di tutti i tipi e colori (tutte le sfumature di biondi, alti e con gli occhi azzurri) ed ogni bandiera è buona per supportare la buona vecchia Deutschland, perfino quella della DDR (Germania Est).

Alle 18.30 siamo già lì e ci sediamo su di un "prato" talmente verde da essere scambiato per letamaio. Alle 18.35 quelli grossi della security arrivano e ci dicono che non si può stare seduti, altrimenti non c'è posto per tutti quelli che vogliono stare in piedi. Ovviamente si inizia a fare alzare le persone che indossano colori vagamente italici, mentre i crucchi del posto se ne stanno beatamente seduti ancora una mezzoretta. Un’ora prima del calcio di inizio occorre dichiarare le formazioni ufficiali:





Squadra italiana: Emanuele C., Beatrice G., Chiara B., Miriam F., Mattia, Amicodimattia, Amicadimattiauno e Amicadimattiadue. Due oriundi: Rocio M. spagnola naturalizzata italiana ed Elena Boh, tedesca naturalizzata tedesca, usata come ultimo salvagente in caso di naufragio. In panchina: Il Riminese, Il Tirolese.



La Squadra tedesca sfodera: Armadio-quattro-stagioni, il fattore campo di 2000 spettatori non paganti, Labisbetica, Lanciabicchieri, Sagomaccia, Spingitore, Il Brillante, Parlatetedesco, Saliva, Buttafuori e di nuovo Il Tirolese, che con quell'accento non può altro che essere un infiltrato tra le nostre fila, nonostante le sopracciglia dipinte come la bandiera italiana al contrario.

Comincia l'attesa e Armadio (chiamato così perché alto 2.15 e largo 1.20) si rifiuta qualunque segno di amicizia preventiva, come fare una foto con le due italiane più alte del gruppo (che sfiorano l'1.65).

E allora famose ‘na bbira. Lo 0.4 di Carlsberg, qui, te lo devi guadagnare. Ogni crucco che sembra in coda dietro di te, passa avanti senza remora e la barman (nomata così a causa dei sui 190 cm di altezza e baffi biondi che la presenza di una sesta di reggiseno non riescono a dissimulare) vede oltre i tuoi colori sociali come se fossi trasparente e non gli sventolassi in faccia la tua bandiera italiana gridando "La Germania mi fa cagare le palle". Quindi: 3 euro a birra più 1 euro di cauzione per il bicchiere (di plastica, per dio), per 3 birre, fa 12 euro. Il crucco che ci scavalla il posto però paga 8 euro per le stesse tre bionde; evvai, abbiamo letto male la lista, che idioti a non sapere fare le addizioni! Eppure no, la nostra birra annacquata ci costa 12, c'era la postilla che i prezzi esposti erano per italici e la barman ci ricorda solerte che la prossima volta apporranno direttamente un cartello con la mia faccia, la mia bandiera, ed un "Io aspetto fuori" appiccicato in fronte.

Beatrice G. ha anche difficoltà a procacciarsi il cibo. Grossi Armadi fanno barriera intorno al chiosco dei bratwurst come se una linea gotica immaginaria separasse ciò che è tedesco (il bratwurst) da quello che è diventato alleato dopo l'8 Settembre. Ebbene: nessun surrogato di porco tedesco toccherà stasera le nostre papille gustative, si digiuna; ci nutriremo di Vittoria.

Ore 20.00: il malumore serpenteggia tra le italiche fila e Mattia, Amicodimattia, Amicadimattiauno e Amicadimattiadue fuggono a gambe levate verso più verdi italici pascoli. La squadra è già decimata, ma si gioca lo stesso e, sebbene l'arbitro non abbia ancora decretato il via, qui la partita tra le due tifoserie è già in atto.

Poco prima che si intonino gli inni, ci rendiamo conto che è come se giocassimo in 10 (se fossimo in 11): nessuno sa fischiare, altro che il fattore campo...

Cantiamo a squarciagola, a parte il Tirolese che intona fuori tempo la "Horst-Wessel-Lied" ed è addocchiato ancora peggio di noi dai discendenti goti. Sagomaccia entra duro sulle caviglie intonando sulle note della canzone degli italiani insulti a caso (st(r)onzso, t(r)oia, putana…), ma non ci curiamo di lui e rispondiamo con un coro di "tua madre".

Inizia il primo tempo della partita vera e, nell’andirivieni di teutoni in astinenza da birra, i nostri zaini sono calpestati più volte e in un loro estremo tentativo di salvataggio mi becco una ginocchiata in faccia, mi si taglia il sopracciglio. Il crucco, chiedendomi zelantemente scusa come se non lo avesse fatto apposta, si dilegua tra due ali di folla che inneggiano a lui, al suo ginocchio ed al suo pene con grandi pacche sulle (s)palle.

Il Tirolese entra poco prima del gol di Balotelli e rischia l'autorete sfoggiando il peggior italiano al di sopra di Bolzano. Saranno gli occhi lucidi di canne, il fatto che zompetta da una gamba all’altra tenendosi il pacco per non farsela addosso, oppure che al posto delle congiunzioni “e” e “ma” usa solo “und” e “aber”, lo spediamo a cambiarsi l’acqua al merlo proprio mentre Supermario la mette dentro di testa.

Al che, alla nostra esultanza, Armadio risponde rovesciandoci la birra addosso. Peccato la scarsa mira, ma la giocata era degna di Tiger Woods. Peccato che innaffi i suoi connazionali dietro a noi e prenda l’unica tedesca della nostra panchina in piena faccia. Basta: è guerra civile. I crucchi innaffiati insultano e sbeffeggiano armadio, un cartellino rosso a furore di popolo e le crucche si mettono a fare comunella con noi difendendoci dagli affondi di Sagomaccia e Spingitore, che a ogni azione mi trussa come se dovesse entrare in un autobus stracolmo, e da il meglio di se al secondo gol italico.



Nell’intervallo, Labisbetica, una biondina che era in cerca di birra, adocchiato il mio tricolore mi insulta dicendo che sono posto sbagliato per vedere l’Italia, anzi, che sto dalla parte sbagliata dello schieramento. Ingoio l’insulto e rispondo in tono fulgido: “va’ in mona, maiala”.

Il secondo tempo è tutto una sofferenza, ci spostiamo lontani da Armadio-quattro-stagioni, che con le sue enormi spalle sarebbe in grado di impedire la visuale all'intero Popolo Italiano, e troviamo posto quasi a centrocampo, sotto le tribune. Qui la nazionale di tifosi crucchi sfoggia in attacco Il Brillante, marcatore dongiovanni di dubbia fama, che si appiccica a Chiara B. sottolineando ogni azione con una occhiataccia prima ed un sorriso poi, con chiari intenti da stupro post-partita.

Spintoni e cori beffardi quasi incapibili ci fanno arrivare la novantesimo e l’arbitro francese, che contro ogni pronostico gioca per l’Italia non aiuta ad evitare che a Beatrice G. tentino di bruciare con un accendino la collana fiorita dai colori ungheresi in plastica cinese altamente infiammabile.
Al rigore a tempo ormai scaduto, volano bicchieri nella nostra direzione; fortunatamente sono di plastica, ma pensare che ogni bicchiere costa un euro di vuoto a rendere ai tedeschi, rende italiani, greci e spagnoli stolidamente fieri di fare girare l’economia in tempo di crisi.

In fondo, rimane dello spazio anche per il fair-play. Mentre ci avviamo verso l'uscita, schivando le giocate sporche di un paio di altri Spingitori, da un angolo di vegetazione nascosto all'ombra delle gradinate noto la fievole luce intermittente di una torcia che, in codice Morse, sussurra delicatamente ai miei fotoreccettori le testuali, candide parole: giocato meglio voi – stop – scvuadra tetesca giocato di merda – stop – avere mica fazzolettino – stop – io andare a spruzzo qua nel cespuglio – stop – stop. Sono sicuro che se non fosse stato per l'urgenza dello squaro, il crucco nel cespuglio avrebbe esordito con una pacca sulle spalle e, con una stretta di mano, mi avrebbe riservato tutti gli onori dei vincitori dichiarando però che la cacca di un tedesco è sempre più dura di quella di un italiano. Concediamoglielo.

Ma se anche il francese ha fischiato tre volte, la nostra partita è ben lungi dall’essere finita. Con le bandiere sulle guance, le maglie azzurre e le collane ungheresi drappeggiate intorno al collo, occorre tornare a casa.
A metà strada il nuovo entrato per i supplementari, detto Parlatedesco, ci dice che essendo in Germania dobbiamo parlare tedesco e ci chiede se viviamo a Berlino. Alla nostra risposta affermativa, si rabbuia in volto e i suoi sguardi minacciosi sono mitigati dai suoi quattro compari che lo portano via di forza.
Intanto un ex-goto adocchia il tricolore sulla guancia di Miriam F. e, sputandosi della saliva sul pollice, prova a cancellarla.

Ecco raggiunto il punto di minimo della serata, se non fosse che l’ultimo atto si giochi nel salire sul tram: due frigoriferi Bosch mi si piantano davanti dicendo che con quella bandiera al collo non posso salire in vettura tentando di buttarmi fuori tentando di intimidirmi frantumando tra le mani un bicchiere di carta stile McDonalds. Molto virili, molto intimidatori, molto maleducati; mostro loro le natiche colorate di verde, bianco e rosso dal finestrino gesticolando “puoi anche succiarmi la minchia”.

Evviva, anche se Il Tirolese ed Il Riminese sono dati per dispersi, probabilmente lapidati sulla via di casa, i quattro impavidi rimasti sono sopravvissuti. Raggiungiamo il nostro loculo al 4° piano e, chiudendo la serratura a doppia mandata, siamo consci che questa volta l’abbiamo scampata bella, ma la goduria di fare rosicare i 2000 tedeschi del fattore campo grazie a Super Mario e il buon (Gian)Luigi, ci accompagnerà tutta la vita.



Deutschland, Deutschland über alles, über alles in der Welt, mit Ausnahme von Italien.
Germania, Germania sopra di tutti, sopra di tutti nel mondo, tranne dell’Italia.

Monday, April 23, 2012

Sich (bei jemandem über etwas Akkusativ ) beschweren

Sich beschweren è come i tedeschi si lamentano e si reclamano (è riflessivo). Al corso di crucco ci abbiamo passato una settimana intera parlando di come, in maniera molto pacata, il Teutone medio (nota particella bosonica di origine barbara) si lamenta quando gli violano la legge Bersani.

Ogni tanto mi sono dovuto lamentare anch'io: ho reclamato, ho polemizzato (tutti sanno che sono bravissimo a fare ciò), mi sono lamentato con chi di dovere e non ho ottenuto che un pallido aumento della temperatura del mio appartamento nell'ordine dei 2-3 gradi Kelvin; ma, sensazione assai nuova, qualcuno si è lamentato di me, con me stesso medesimo, in quanto tale.

Negli ultimi mesi, nel nostro palazzo ci sono stati un paio di furti. Topi di appartamento di origine sconosciuta (sicuramente turchi, dicono i tedeschi; sicuramente tedeschi, dicono i turchi) hanno svuotato gli inquilini dei piani di sotto di tutti i loro averi tecnologici, aurici, argentei e fallici. Eh si, sono spariti un paio di vibratori, non vi dico le scenate di quelle del secondo piano. Ecco scoperto perché, nel cuore della notte, i vibranti ronzii sono stati soppiantati da singhiozzi irregolari e scombussolanti. Devo ammettere che mi sono preoccupato: e se mi dovessero rubare il fermacarte vibrante a forma di dildo gigante con motore a scoppio che sta sulla mia scrivania?

Così, prima di ritornare in Italia per le vacanze pasquali, ho avuto la brillante, ma che dico, rilucente, ma che dico fulgida, ma che dico stellare (nel senso che brilla di luce propria) idea di creare un accrocco para-ingegneristico per dissuadere i ladri dall'entrare nel mio bell'appartamento. Che il para stia per paranoico, è tutto da valutare. Per prima cosa i ladri devono pensare che io sia in casa, ergo devo, la sera e la mattina, lasciare accesa qualche luce. Cazzuola però la luce costa, e poi non simulerebbe la mia presenza una luce accesa a tutte le ore, certo potrei soffrire di insonnia, ma il ladruncolo che, complice il libanese del palazzo di fronte, tiene d'occhio il mio appartamento, capirebbe non solo che lo prenda per le chiappe, ma soprattutto lo scontro tra delinquente e delinquito si sbilancerebbe troppo causa la mia scarsa lungimiranza. Così, per andare sul sicuro, ne ho parlato con il mio collega polacco che esagera sempre su tutto (per gli ex Polimi, una specie di Abba sui sessant'anni) e mi ha indirizzato verso il media-markt più vicino a comprare uno Zeitschaltuhr tutto digitale. Lo Zeitschaltuhr non è altro che una presa a tempo che, in base ad una programmazione, attiva o disattiva una presa elettrica durante lo scorrere delle varie ore della giornata.

Quello che faceva al caso mio, se non fosse che l'esagerato dispositivo tutto digitale con display grafico retroilluminato blu che da un tocco tamarro alla tua presa della corrente, costava dieci neuri. Facciamo due conti: stando via 10 giorni, fanno 240 ore. Se lasciassi accesa una lampada a basso consumo da 30W per 240 ore ho una roba come 7200Wh che ad un prezzo di 24 cent al KWh fa quasi 2 neuri. Non mi conviene. Meglio incrementare i gas serra per 10 giorni piuttosto che smenarci economicamente; d'altra parte tutto ha un prezzo e, quando il pianeta ci presenterà il conto, potremo sempre usare la nostra American Express a mo' di maschera antigas. Già questi turpi pensieri mi infestavano l'anima quando mi cadde l'occhio su un modello d'avanguardia (per il 1978) di Zeitschaltuhr, uno di quelli ancora analogici e meccanici che non hanno bisogno di due lucine blu per vendersi da soli.

Treeuroenovantanovecentesimi li potevo anche spendere per allungare la vita di un paio di attosecondi al mio pianeta. Mentre girovagavo in direzione della cassa il mio cervello si è chiesto: ma se il libanese si dovesse accorgere che le probabilità che io non sia in casa sono abbastanza alte da tentare un furto, necessito qualche altro deterrente. E se prendessi un'altra presa programmabile e ci attaccassi un lettore mp3 che faccia andare musica e rumori molesti durante la giornata? Paranoia portami via, ma altri 4 euro non sono una spesa affrontabile quando posso escogitare un modo per non spenderli. Che ho fatto? Ho creato una playlist di un duecento brani di durata circa 16 ore, con in mezzo dei bellissimi e intrattenenti brani muti da 8 ore di silenzio per la notte. Bene era tutto pronto, potevo partire tranquillo. Però... Mancava ancora la ciliegina lampeggiante sulla torta ingegneristica. Prima di partire ho lasciato della spazzatura fuori dalla porta di casa, tanto per dare l'idea che "la butto appena esco". I miei vicini lo fanno sempre, perché adesso devo farmi venire il patema d'animo se tra due giorni c'è odore di morto in corridoio? O i ladri salgono con la maschera antigas, oppure mi fanno la cortesia di gettare la spazzatura, già che scendono con la refurtiva.

Tutto bello, tutto a posto, tutto regolare. Fino a che non sono tornato e, dopo dieci giorni, ho trovato sull'uscio una lettera e un tulipano scarlatto. Meglio che una testa di cavallo tra le lenzuola, dico io, ma il pensiero che è baluginato nella mia mente è stato qualcosa di molto simile a "Chi è che ha tirato le cuoia sul mio pianerottolo?"

Mi avvicino furtivo e diffidente.

Prendo la lettera.

Prendo il tulipano.

Annuso il tulipano (buono).

Annuso la lettera (sa di piscio di gatto).

Apro la lettera.

E leggo:

Buongiorno Emanuele [faccina]

Siamo le due nuove vicine sotto di te, Linda e Chi! Piacere di conoscerti! [faccina]
Di notte non riusciamo a dormire a causa della musica. Come ti andrebbe:
[cuoricino] se dopo le 23.00 abbassassi il volume (senza bassi)
[cuoricino] oppure se dopo le 23.00 ti mettessi le cuffie [disegnino delle cuffie, grazie]
[cuoricino] o se andassi dagli amici ad ascoltare la musica ad alto volume
[cuoricino] o se leggessi un libro [nessun disegnino del libro, delusione]

Chiaramente ti puoi anche divertire, ma per favore non permanentemente e quando il giorno dopo noi dobbiamo andare a lavorare.

Grazie [in crucco] - Grazie mille! [in italiano]

Firmato Linda & Chi [stellina, stellina, stellina, disposte a triangolo quasi casualmente a lato della firma]

Che carine, che gentili, sono le inquiline del piano di sotto! Quelle che il mese scorso hanno traslocato fino alle 2 di notte per una settimana. Che amori, non hanno chiamato l'Hausverwaltung (amministratore) per sfondare la porta a colpi d'ascia bipenne ed hanno fatto anche i cuoricini ♥ al posto di scrivere 1 2 3 4 per numerare i loro magnanimi consigli. Inutile dire che ciò (i ♥) ha suscitato in me un odio, un rancore talmente profondo da essere paragonato solo a quello che di solito riserbo per Dio, Paolo Limiti o per l'anima di Maurizio Mosca.
Come si evince dalla calligrafia fanciullesca e tremolante le due pargole avranno al massimo 16 anni. Che lavoro facciano due sedicenni che non contempli la prostituzione minorile io non lo conosco. Tra cuoricini e stelline a me sono venute le convulsioni, lì, sulla porta: bava alla bocca, vomito verde e bestemmie randomiche in aramaico antico. Poi, ho contato fino a 10 ed ho visto che non bastava. Contando qualche ordine di grandezza in più ho scritto una mail di scuse. Bella, concisa, gentile, in quattro punti e piena di cuoricini, firmandomi con una stella cometa:

Care Baldracche, [faccina che ammicca ambiguamente con chiari intenti omicidi]

ho dimenticato la radio accesa prima di andare in vacanza. Come questo sia stato possibile non è affare vostro, me ne scuso ampiamente, completamente e senza remora.
Sono comunque costretto a farvi notare che:
[cuoricino] visto il casino che avete fatto traslocando, due settimane senza dormire soddisfano il mio desiderio di vendetta. Ben vi sta.
[cuoricino] essendo ambientalista convinto, se doveste perpetrare a estirpare piante e fiori per farmele trovare davanti all'uscio, sarò costretto a uccidere teneri ed indifesi cuccioli di foca per restituirvi il favore imbrattandovi la porta di casa con il loro sangue caldo, in puro stile untore. Preparatevi a chiamare dei prodi monatti.
[cuoricino] e se vi prostituiste in casa di notte piuttosto che battere il marciapiede di giorno?
[cuoricino] e se andaste a fare in culo? [disegnino di un pisellone con le palle pelose]

Chiaramente potete continuare a lamentarvi, anche con il padrone di casa. Nel caso vedrò di assoldare un trio di eroinomani per uccidere i vostri figli, stuprare le vostre mogli e seminare odio, terrore e distruzione nei vostri villaggi. I vostri Dei saranno bruciati, i vostri Re deposti, la vostra progenie ridotta in schiavitù.

Mit freundlichen Grüßen,
Charles "Emanuele" Manson [stellina cometa intrisa di sangue, morte e terrore]

Mi è giunta voce che si trasferiranno a breve e che la notte non si addormentano più se non hanno una pistola carica sotto il cuscino.

"Sta corrente è lineare come una Madonna che piange..." Cit. 20 Aprile 2012 ore 8.55