Sunday, July 01, 2012

Germania Italia: 1 a 2.

Questa descrizione è drammaticamente romanzata, certo, ma non travisa la verità. I personaggi quivi descritti sono stati veramente presenti e la descrizione di ciò che hanno fatto è veritiera e reale.

La lettera “(r)” va espressa come gutturale tedesca; se non avete idea di cosa sia, metteteci la francese che l’effetto è lo stesso.


I problemi sono iniziati ben prima del match. Trovare italici colori a Berlino, è quasi impossibile e infine siamo costretti a pitturarci il viso con il rosso sangue, il verde dell'erba ed il bianco dello sbianchetto, recuperiamo una bandiera nascosta in soffitta e collanine fiorute con i colori dell'Ungheria, convinti che in mezzo a cotanto nero-rosso-oro, nessuno noterà la differenza.

Inoltre dove andare a vedere la semifinale del campionato europeo, è stato in dubbio sino all'ultimo. Posto pieno di italici per esultare e festeggiare tutti insieme oppure arena affollata di tedeschi per sbeffeggiarli e godere come istrici nel caso si vincesse?

Nonostante le remore di alcuni irriducibili, si decide per l'arena dell’11Freunde alla vecchia stazione di Ostbahnhof, al di là della vecchia cortina di ferro, dove si trovano i tifosi più irriducibili. Alla porta di Brandeburgo ci vanno solo i fighetti, i bimbiminchia e gli omosessuali di West-Berlin (la comunità gay è molto più prolifica all'ovest); noi andiamo dove la bolgia dai 2000 ai 3500 tedeschi tappezzati di nero, rosso e giallo (che per loro è oro) ci aspetta a braccia aperte. Ce ne sono di tutti i tipi e colori (tutte le sfumature di biondi, alti e con gli occhi azzurri) ed ogni bandiera è buona per supportare la buona vecchia Deutschland, perfino quella della DDR (Germania Est).

Alle 18.30 siamo già lì e ci sediamo su di un "prato" talmente verde da essere scambiato per letamaio. Alle 18.35 quelli grossi della security arrivano e ci dicono che non si può stare seduti, altrimenti non c'è posto per tutti quelli che vogliono stare in piedi. Ovviamente si inizia a fare alzare le persone che indossano colori vagamente italici, mentre i crucchi del posto se ne stanno beatamente seduti ancora una mezzoretta. Un’ora prima del calcio di inizio occorre dichiarare le formazioni ufficiali:





Squadra italiana: Emanuele C., Beatrice G., Chiara B., Miriam F., Mattia, Amicodimattia, Amicadimattiauno e Amicadimattiadue. Due oriundi: Rocio M. spagnola naturalizzata italiana ed Elena Boh, tedesca naturalizzata tedesca, usata come ultimo salvagente in caso di naufragio. In panchina: Il Riminese, Il Tirolese.



La Squadra tedesca sfodera: Armadio-quattro-stagioni, il fattore campo di 2000 spettatori non paganti, Labisbetica, Lanciabicchieri, Sagomaccia, Spingitore, Il Brillante, Parlatetedesco, Saliva, Buttafuori e di nuovo Il Tirolese, che con quell'accento non può altro che essere un infiltrato tra le nostre fila, nonostante le sopracciglia dipinte come la bandiera italiana al contrario.

Comincia l'attesa e Armadio (chiamato così perché alto 2.15 e largo 1.20) si rifiuta qualunque segno di amicizia preventiva, come fare una foto con le due italiane più alte del gruppo (che sfiorano l'1.65).

E allora famose ‘na bbira. Lo 0.4 di Carlsberg, qui, te lo devi guadagnare. Ogni crucco che sembra in coda dietro di te, passa avanti senza remora e la barman (nomata così a causa dei sui 190 cm di altezza e baffi biondi che la presenza di una sesta di reggiseno non riescono a dissimulare) vede oltre i tuoi colori sociali come se fossi trasparente e non gli sventolassi in faccia la tua bandiera italiana gridando "La Germania mi fa cagare le palle". Quindi: 3 euro a birra più 1 euro di cauzione per il bicchiere (di plastica, per dio), per 3 birre, fa 12 euro. Il crucco che ci scavalla il posto però paga 8 euro per le stesse tre bionde; evvai, abbiamo letto male la lista, che idioti a non sapere fare le addizioni! Eppure no, la nostra birra annacquata ci costa 12, c'era la postilla che i prezzi esposti erano per italici e la barman ci ricorda solerte che la prossima volta apporranno direttamente un cartello con la mia faccia, la mia bandiera, ed un "Io aspetto fuori" appiccicato in fronte.

Beatrice G. ha anche difficoltà a procacciarsi il cibo. Grossi Armadi fanno barriera intorno al chiosco dei bratwurst come se una linea gotica immaginaria separasse ciò che è tedesco (il bratwurst) da quello che è diventato alleato dopo l'8 Settembre. Ebbene: nessun surrogato di porco tedesco toccherà stasera le nostre papille gustative, si digiuna; ci nutriremo di Vittoria.

Ore 20.00: il malumore serpenteggia tra le italiche fila e Mattia, Amicodimattia, Amicadimattiauno e Amicadimattiadue fuggono a gambe levate verso più verdi italici pascoli. La squadra è già decimata, ma si gioca lo stesso e, sebbene l'arbitro non abbia ancora decretato il via, qui la partita tra le due tifoserie è già in atto.

Poco prima che si intonino gli inni, ci rendiamo conto che è come se giocassimo in 10 (se fossimo in 11): nessuno sa fischiare, altro che il fattore campo...

Cantiamo a squarciagola, a parte il Tirolese che intona fuori tempo la "Horst-Wessel-Lied" ed è addocchiato ancora peggio di noi dai discendenti goti. Sagomaccia entra duro sulle caviglie intonando sulle note della canzone degli italiani insulti a caso (st(r)onzso, t(r)oia, putana…), ma non ci curiamo di lui e rispondiamo con un coro di "tua madre".

Inizia il primo tempo della partita vera e, nell’andirivieni di teutoni in astinenza da birra, i nostri zaini sono calpestati più volte e in un loro estremo tentativo di salvataggio mi becco una ginocchiata in faccia, mi si taglia il sopracciglio. Il crucco, chiedendomi zelantemente scusa come se non lo avesse fatto apposta, si dilegua tra due ali di folla che inneggiano a lui, al suo ginocchio ed al suo pene con grandi pacche sulle (s)palle.

Il Tirolese entra poco prima del gol di Balotelli e rischia l'autorete sfoggiando il peggior italiano al di sopra di Bolzano. Saranno gli occhi lucidi di canne, il fatto che zompetta da una gamba all’altra tenendosi il pacco per non farsela addosso, oppure che al posto delle congiunzioni “e” e “ma” usa solo “und” e “aber”, lo spediamo a cambiarsi l’acqua al merlo proprio mentre Supermario la mette dentro di testa.

Al che, alla nostra esultanza, Armadio risponde rovesciandoci la birra addosso. Peccato la scarsa mira, ma la giocata era degna di Tiger Woods. Peccato che innaffi i suoi connazionali dietro a noi e prenda l’unica tedesca della nostra panchina in piena faccia. Basta: è guerra civile. I crucchi innaffiati insultano e sbeffeggiano armadio, un cartellino rosso a furore di popolo e le crucche si mettono a fare comunella con noi difendendoci dagli affondi di Sagomaccia e Spingitore, che a ogni azione mi trussa come se dovesse entrare in un autobus stracolmo, e da il meglio di se al secondo gol italico.



Nell’intervallo, Labisbetica, una biondina che era in cerca di birra, adocchiato il mio tricolore mi insulta dicendo che sono posto sbagliato per vedere l’Italia, anzi, che sto dalla parte sbagliata dello schieramento. Ingoio l’insulto e rispondo in tono fulgido: “va’ in mona, maiala”.

Il secondo tempo è tutto una sofferenza, ci spostiamo lontani da Armadio-quattro-stagioni, che con le sue enormi spalle sarebbe in grado di impedire la visuale all'intero Popolo Italiano, e troviamo posto quasi a centrocampo, sotto le tribune. Qui la nazionale di tifosi crucchi sfoggia in attacco Il Brillante, marcatore dongiovanni di dubbia fama, che si appiccica a Chiara B. sottolineando ogni azione con una occhiataccia prima ed un sorriso poi, con chiari intenti da stupro post-partita.

Spintoni e cori beffardi quasi incapibili ci fanno arrivare la novantesimo e l’arbitro francese, che contro ogni pronostico gioca per l’Italia non aiuta ad evitare che a Beatrice G. tentino di bruciare con un accendino la collana fiorita dai colori ungheresi in plastica cinese altamente infiammabile.
Al rigore a tempo ormai scaduto, volano bicchieri nella nostra direzione; fortunatamente sono di plastica, ma pensare che ogni bicchiere costa un euro di vuoto a rendere ai tedeschi, rende italiani, greci e spagnoli stolidamente fieri di fare girare l’economia in tempo di crisi.

In fondo, rimane dello spazio anche per il fair-play. Mentre ci avviamo verso l'uscita, schivando le giocate sporche di un paio di altri Spingitori, da un angolo di vegetazione nascosto all'ombra delle gradinate noto la fievole luce intermittente di una torcia che, in codice Morse, sussurra delicatamente ai miei fotoreccettori le testuali, candide parole: giocato meglio voi – stop – scvuadra tetesca giocato di merda – stop – avere mica fazzolettino – stop – io andare a spruzzo qua nel cespuglio – stop – stop. Sono sicuro che se non fosse stato per l'urgenza dello squaro, il crucco nel cespuglio avrebbe esordito con una pacca sulle spalle e, con una stretta di mano, mi avrebbe riservato tutti gli onori dei vincitori dichiarando però che la cacca di un tedesco è sempre più dura di quella di un italiano. Concediamoglielo.

Ma se anche il francese ha fischiato tre volte, la nostra partita è ben lungi dall’essere finita. Con le bandiere sulle guance, le maglie azzurre e le collane ungheresi drappeggiate intorno al collo, occorre tornare a casa.
A metà strada il nuovo entrato per i supplementari, detto Parlatedesco, ci dice che essendo in Germania dobbiamo parlare tedesco e ci chiede se viviamo a Berlino. Alla nostra risposta affermativa, si rabbuia in volto e i suoi sguardi minacciosi sono mitigati dai suoi quattro compari che lo portano via di forza.
Intanto un ex-goto adocchia il tricolore sulla guancia di Miriam F. e, sputandosi della saliva sul pollice, prova a cancellarla.

Ecco raggiunto il punto di minimo della serata, se non fosse che l’ultimo atto si giochi nel salire sul tram: due frigoriferi Bosch mi si piantano davanti dicendo che con quella bandiera al collo non posso salire in vettura tentando di buttarmi fuori tentando di intimidirmi frantumando tra le mani un bicchiere di carta stile McDonalds. Molto virili, molto intimidatori, molto maleducati; mostro loro le natiche colorate di verde, bianco e rosso dal finestrino gesticolando “puoi anche succiarmi la minchia”.

Evviva, anche se Il Tirolese ed Il Riminese sono dati per dispersi, probabilmente lapidati sulla via di casa, i quattro impavidi rimasti sono sopravvissuti. Raggiungiamo il nostro loculo al 4° piano e, chiudendo la serratura a doppia mandata, siamo consci che questa volta l’abbiamo scampata bella, ma la goduria di fare rosicare i 2000 tedeschi del fattore campo grazie a Super Mario e il buon (Gian)Luigi, ci accompagnerà tutta la vita.



Deutschland, Deutschland über alles, über alles in der Welt, mit Ausnahme von Italien.
Germania, Germania sopra di tutti, sopra di tutti nel mondo, tranne dell’Italia.

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